
Gli stabilimenti si preparano per la stagione 2019. Lettini, tende, pagode torneranno ad attrezzare la spiaggia
Viareggio, 19 marzo 2019 - Lungo la costa della Versilia si inseguono, uno dopo l’altro, circa 440 stabilimenti balneari. Una distesa di ombrelloni popolari, tende di lusso e anche pagode da nababbi. Complessivamente per «l’affitto» della spiaggia lo Stato chiede ai bagni versiliesi 3milioni 641mila euro, vale a dire 8mila 290 euro in media di canone demaniale ciascuno. Flavio Briatore con il Twiga di Marina di Pietrasanta ha raccontato alle Iene di fatturare 4 milioni l’anno e di pagare «solo» 17.619 euro di concessione. Sostenendo anche che lo Stato dovrebbe chiedergli di più, «almeno cinque-sei volte la cifra attuale». E che comunque per l’affitto della spiaggia i balneari pagano «troppo poco». (Ri)aprendo così il dibattito sui privilegi dei balneari.
«Ma prendere il caso di Briatore e del Twiga come esempio – interviene Emiliano Favilla, del Comitato No alle Aste – è fuorviante. Il suo è uno stabilimento dove per il noleggio di una tenda si arriva a spendere 300 euro al giorno», per la famigerata pagoda in riva al mare con frigobar e maxischermi addirittura 2mila euro al giorno. «E poi ci sono stabilimenti dove un ombrellone viene affittato a 15 euro. E’ evidente – prosegue Favilla – che le due attività non sono paragonabili. Oltre ai metri quadri, per determinare il canone di concessione forse sarebbe opportuno valutare anche la natura dell’impresa, da tempo chiediamo un tavolo sul tema. Perché un metro quadrato a Forte dei Marmi non vale quanto un metro quadrato a Forte dei Marmi...». Fa dunque due conti in tasca alla categoria Oreste Giannessi, responsabile per la Versilia e Massa Carrara del sindacato La base balneare. «Dobbiamo tenere presente – replica chi lo accusa di vivere di ‘rendita parassitaria’ – che per il concessionario ci sono altri costi fissi oltre al canone», come la sorveglianza, l’Imu e le pulizie anche nei mesi di chiusura, l’Iva al 20%. Prendiamo ad esempio un bagno come il suo: il Nettuno a Viareggio. «Tra Sud e Nord paghiamo di canone 35mila euro l’anno» in cui è incluso l’incameramento della piscina. «Più la quota regionale, pari al 10% della canone, quindi 3mila 500 euro». «Diversamente da quanto succede ad esempio alla Canarie, dove il servizio di salvataggio è a carico delle amministrazioni; in Italia il concessionario ha l’obbligo di garantire la sicurezza in mare. E per un bagno come il Nettuno ci vogliono 5 bagnini, sono all’incirca 100mila euro all’anno contributi inclusi».
Poi c’è la pulizia straordinaria dell’arenile, ovvero quella di Natale, di Carnevale e di Pasqua. «Il costo è di circa 180mila euro ad intervento – prosegue Giannessi – nel mio caso questa spesa si traduce in 15 o 20mila euro all’anno». E infine gli aspetti fiscali: «Iva applicata al 22%, con un’aliquota che non ha riscontro nei settori, del tutto analoghi, della ricezione e della ristorazione; e l’Imu, vera e propria anomalia di sistema, trattandosi di beni non di proprietà». «Facendo due conti, il diritto di concessione mi costa 180mila euro all’anno».
Martina Del Chicca