"Siamo il Gis, ci dica il suo nome" Frenk e quei ragazzi senza volto

La moglie di Enzo Fregosi, uno dei “padri“ del reparto speciale dei Carabinieri, e l’arresto di Messina Denaro

di Maria Nudi

"Quando ho visto le immagini dell’arresto di Matteo Messina Denaro a opera del Ros ( Raggruppamento operativo speciale) dei Carabinieri e del Gis, il gruppo di Intervento Speciale dell’Arma, ho provato un’emozione grande. E ho compreso ancora di più il valore del padre dei miei figli e dell’uomo che ho amato e perso nel novembre del 2003 in Iraq. Enzo Fregosi (morto a Nassiriya 20 anni fa) con 5 carabinieri dell’allora Battaglione Tuscania è uno dei militari che hanno costituito il Gis, voluto dal ministro Francesco Cossiga quando negli Settanta e Ottanta, dilagava il terrorismo", Paola Coen Gialli, è la moglie, madre di Pietro, anche lui nell’Arma, e Allegra. Carattere schivo, riservata nella comunicazione, non ha mai amato le interviste e le comparse in televisione, ha aperto a La Nazione, l’album dei ricordi familiari.

Sapeva che suo marito apparteneva al Gis fondato ufficialmente il 6 febbraio 1978 e che è stato uno dei primi paracadutisti a operare nel reparto?

"Assolutamente no. Enzo non parlava mai del suo lavoro anche prima di entrare nel Gis. È sempre stato riservato e rispettoso della divisa che indossava, Lo ho scoperto anni dopo, quando non faceva più parte del Gis, e soprattutto ho capito il suo impegno nella Arma solo dopo la sua morte. Ho saputo molti anni dopo che quel segreto, la appartenenza al Gis nucleo coperto da grande riservatezza pensi che allora non si conosceva la sede, Livorno, Enzo lo aveva confidato a mio padre Piero. Ricordo e capisco ancora di più le parole di mio padre. “Lascialo sereno“", racconta Paola.

Enzo Fregosi, anzi Frenk, nome in codice nel Gis, è uno dei protagonisti di quegli anni intrisi di sangue . Ha operato mettendo a disposizione del Paese preparazione, passione e altruismo per i valori nei quali credeva, la sua famiglia appartiene alla Arma dei Carabinieri per tradizione, suo padre Augusto, aveva indossato la divisa. Ha operato per la salvaguardia del Paese senza cercare riscontro di fama e clamore. Il Gis ha operato e opera in segretezza. Sono i miltari che indossano il mefisto, i cui volto restano sconosciuti come è accaduto anche per l’arresto di Matteo Messina Denaro. Enzo Fregosi, nato alla Spezia nel 1947, ma lunigianese nel cuore e innamorato della Versilia cui passava le ore libere, è stato in prima linea per la salvaguardia e la sicurezza in quegli anni in cui il terrorismo aveva minato l’Italia.

Se fosse vivo cosa avrebbe pensato nel vedere il suo reparto impegnato nella cattura del latitante più ricercato di Italia?

"Sarebbe stato orgoglioso e felice e si sarebbe commosso e pi sarebbero partite le telefonate a amici e colleghi. I militari del Gis non si sentono eroi, sono una famiglia. “Dal valore del singolo tra la forza il gruppo“, è il loro motto".

Frenk ha partecipato il 29 dicembre del 1980 alla liberazione del carcere di Trani... Cosa ricorda?

"Quel dicembre lontano come in ogni famiglia si stavano preperando i cenoni di fine anno. Eravamo invitati da amici. Enzo disse che aveva una esercitazione. “Quella esercitazione“ era la rivolta in carcere".

Enzo Fregosi ha scritto tante paginie di storia del Gis. Ha fatto con altri militari la scorta del presidente della Repubblica Sandro Pertini. Gli elogi e i ricordi anche del comandante del Gis sono tanti. Ma in famiglia hanno scoperto la sua identità solo quando era uscito dal Gis. Dal Gis al Nas (nucleo antisofisticazioni e sanità ). Comandante a Livorno, la sua città di adozione, e la decisione di andare in Iraq per partecipare alla ricostruzione di quel paese. Era partito a luglio del 2003 e sarebbe dovuto rientrare a casa il 15 novembre. Il 12 l’attentato e il rientro in Italia con il Tricolore sul feretro. Riposa nel cimitero della Purificazione a Livorno dove la moglie ogni domenica lo va a trovare. Per lei il mefisto non è mai esistito è esistito un padre affettuoso e un marito innamorato.

Come era Enzo Fregosi in famiglia?

"Non mai fatto pesare l’impegno del suo lavoro. E non ha mai raccontato niente. Amava leggere e amava il suo impegno nel Nas. Amava le porcellane".

Sono trascorsi 20 anni dall’attentato in Iraq cosa si aspettano le famiglie dei caduti?

"Speriamo ancora che a questi uomini venga assegnata la medaglia d’oro", conclude Paola Coen Gialli. Nella sua casa i libri che parlano di Enzo, i ricordi che custodisce gelosamente e con grande riservatezza. Il comandante Alfa, autore del libro “Cuore di Rondine“, ha scritto questa dedica a Paola Coen Gialli. "A Paola moglie del mio più caro Amico, collega, fratello dalla notte dei tempi".