"Riducono l’area protetta di 7 mila euro con la scusa della caccia"

L’associazione "Città ecologica" contesta tuto: "Così il rterritorio passa all’urbanistica dei Comuni"

Anche da Pisa gli ambientalisti insorgono contro il Piano integrato del Parco. Insoddisfatti, quindi, dell incontro avuto nella Sala Gronchi della Tenuta di San Rossore. L’associazione "Città ecologica" non ci sta: "E’ apparsa molto carente la presentazione del Quadro Propositivo, in particolare è mancata la zonizzazione dei territori e la loro suddivisione nelle aree a diversa protezione. Ma è risultata chiara l’intenzione di trasformare la gran parte delle attuali aree esterne in aree contigue. Sono attualmente definite “esterne” aree a tutti gli effetti interne al Parco e quindi soggette alla disciplina urbanistica degli strumenti del Parco, ma chiamate all’epoca “esterne” solo per consentirvi la caccia. Si tratta di una estensione di circa 10.000 ettari a fronte di una superficie complessiva del Parco di circa 24.000. Per esemplificare, sono oggi “esterne” le aree boscate retrostanti agli abitati del litorale, le aree ad est della A12 compresa Coltano, ed altre.

La Legge nazionale, giustamente, vieta oggi la caccia nei Parchi. Quale avrebbe dovuto essere la conseguenza più logica, ora che la consapevolezza ambientale è cresciuta? Che tutti i 24.000ha divenissero area interna, a tutti gli effetti".

"Cosa propone invece la Bozza di Piano Integrato? – aggiunge l’associazione – Che le aree interne si amplino di 3.000 ettari ma che circa 7.000 ettari di aree preziose diventino “aree contigue”, cioè aree nelle quali non solo si può praticare la caccia ma aree che passerebbero sotto la strumentazione urbanistica dei Comuni, con il Parco che “detta direttive” eo prescrizioni. Di fatto il Parco propone di perdere il governo di 7.000 ettari di suo territorio per limitarsi a dare su esso solo delle direttive".

"In sostanza, ci si avvia a ridurre il parco di circa 7.000 ettari, quasi il 30% dell’attuale superficie. Risulta poco credibile che ciò sia fatto solo per consentire l’attività venatoria, un’attività che ha perso dal 1980 ad oggi il 70% dei suoi praticanti, che è considerata da abolire da quasi l’80% degli italiani, che ha già grandi estensioni di territorio dove si può praticare. Il Parco cambi questo orientamento e usi il Piano Integrato per rilanciare il suo ruolo e gli obiettivi per cui fu istituito. Se lo farà, avrà tutto il nostro sostegno", conclude "La città ecologica".