Quattro gradi di giudizio per stabilire una verità

Rigettate tutte le istanze difensive che chiedevano una revisione completa del processo. Confermato invece il castello accusatorio della Procura

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Quella notte del 29 giugno 2009 morirono 32 persone. La metà circa subito; gli altri dopo settimane o addirittura mesi di agonia. Oggi a pagare per la strage di Viareggio sono 13 persone, tutti alti dirigenti delle aziende italiane e tedesche coinvolte a vario titolo nel disastro. In quattro gradi di giudizio – manca ancora l’ultimo, cioè il secondo passaggio in Cassazione – ha retto la tesi accusatoria della Procura e cioé che "il pesce puzza dalla testa", come recita un noto proverbio. Un’implacatura accusatoria che ha retto in tutti questi anni sebbene nel frattempo siano andati in prescrizione tre dei quattro reati contestati: l’incendio, le lesioni e l’omicidio plurimo (tutti colposi, ovviamente) e sia rimasto in piedi solo il disastro ferroviario. Il castello accusatorio ha retto nonostante la Cassazione con un colpo di spugna avesse cancellato l’aggravante del mancato rispetto delle norme che disciplinano la sicurezza nei luoghi di lavoro. Circostanza che ebbe come prima conseguenza quella di mandare in prescrizione l’omicidio colposo.

Condanne già definitive. La stessa Cassazione infatti nel rimandare gli atti al processo bis per la ridetermina delle pene, aveva di fatto già considerato definitive le sentenze di condanna. E lo spiegano bene i giudici dell’Appello bis nelle loro motivazioni: "Sono pertanto prive di fondamento – scrivono – le tesi sostenute dalle difese di Elia e Moretti (riprese e sviluppate anche dalle difese Rfi e Fs) che hanno sostenuto come l’intervenuto annullamento con rinvio per le posizioni dei due imputati legittimasse – anzi imponesse – una nuova integrale valutazione della colpa addebitata agli imputati, comprensiva quindi del rimprovero mosso in relazione all’omessa tracciabilità dei carri. Trattasi di una prospettazione fallace e incompleta... argomentazioni fragili e giuridicamente inesatte... La responsabilità penale di Moretti ed Elia per disastro ferroviario colposo è quindi irrevocabile e coperta dal giudicato progressivo".

Parole al vento. Il collegio giudicante non ha neppure preso in considerazione le dichiarazioni spontanee rese da Moretti nel corso dell’ultima udienza dell’Appello bis.

Gli sconti di pena. Non hanno influito nel computo delle attenuanti generiche i risarcimenti dei danni considerati dai giudici tardivi. Gli sconti di pena sono da riferire, invece, alla caduta dell’aggravante dell’incidente sul lavoro e alla conseguente prescrizione dell’omicidio colposo. Però quelle 32 vittime hanno pesato, eccome, nella valutazione delle pene: "Le morti, le distruzioni, le lesioni, l’incendio, sebbene integranti delitti per i quali è maturata la prescrizione, indubitamente costituiscono profili integranti anche del disastro ferroviario, concorrendo a determinarne la gravità".

Paolo Di Grazia