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Quale mondo senza libri?. Chiude l’ultima legatoria

Il 30 dicembre Giancarlo Arrighini cala per sempre la serranda di via Veneto: "Volevo tramandare questo mestiere, ma non ho trovato nessuno interessato".

Quale mondo senza libri?. Chiude l’ultima legatoria

Legatoria: buona parte delle ultime generazioni, lontane dai libri, non sa nemmeno cos’è. Segno dei tempi. Il 30 dicembre chiuderà per sempre la più famosa di Viareggio. La Legatoria Artistica dell’81enne Giancarlo Arrighini, in via Vittorio Veneto 147, chiude e con essa la città perde una parte della sua storia. Dietro quella porta, negli scaffali e sui tavoli da lavoro c’era la storia di tante generazioni di viareggini, ma non solo. Una storia che la famiglia Arrighini ha sempre cercato di onorare e preservare con il suo lavoro. “Purtroppo l’età avanza – dice Giancarlo impegnato a rilegare un grosso volume – Il rammarico più grande è non aver trovato nessuno interessato a portare avanti un’attività avviata e conosciuta. Volevo tramandare questo mestiere. Nessuno si è fatto avanti. Peccato perché il lavoro non manca, anzi continuano ad arrivare ordini dallo spezzino e sino alla Maremma”.

Una vita indissolubilmente legata al lavoro, quella di Giancarlo. “Sono entrato in bottega – racconta – nel 1956, quando l’attività nata per volere di nonno Augusto e poi proseguita da papà Franco, era in via San Franceco poco distante dal cinema Goldoni. Poi il trasferimento nel 1977 sotto le logge in Piazza Cavour e dal 2002 la nuova sede in via Vittorio Veneto. Saranno decine di migliaia le tesi di laurea, gli album fotografici, i diari, le agende, i bugiardini, i cofanetti, i libri, i testi scolastici, i volumi enciclopedici ed anche i testi sacri su cui ho messo mano”. Una rilgatura con slide copertine di cartone a cui veniva sovrapposta la finitura, in carta di varie fogge e fantasie, ma anche pelle o tela. E poi c’era il restauro di vecchi libri che tanti appassionati lasciavano alle sapienti mani di Giancarlo.

“Ho passato intere giornate passate – ricorda Arrighini – a disfare volumi per poi raggruppare nuovamente i fogli e rinforzarli nei punti deboli. Poi, dopo aver rifilato con la taglierina le costole, c’era la cucitura del dorso, da farsi con un grosso ago, e passavo i fogli a mano prima dell’incollatura di una tela di garza che serviva anche da giuntura con il dorso”. Tanto lavoro ed un amore sfrenato per il calcio che lo aveva visto anche protagonista con la maglia del Viareggio, in porta, fra gli anni 60 e gli anni 70. “Quanti bei ricordi e quante soddisfazioni, come quella di aver difeso la porta della Nazionale Dilettanti. Ma il negozio di famiglia è sempre stato al primo posto”. E intanto entra una cliente. “Giancarlo – dice la signora – le ho portato la tesi di laurea di mia figlia e voglio che a rilegarla sia lei, esattamente come fece con la mia”. Dà un anticipo e prima di solcare la soglia, con gli occhi lucidi, rivolgendosi a Giancarlo, dice: “Ci mancherete”.

Sergio Iacopetti