ENRICO SALVADORI
Cronaca

Paolo Rossi e la Toscana, il ricordo: i suoi sessant'anni festeggiati in Versilia

Un legame molto forte con la sua terra, un amico di tutti

Paolo Rossi festeggia i sessant'anni con la moglie Federica (Foto Nizza)

Firenze, 10 dicembre 2020 - Parlare di un campione, uno dei simboli dell’Italia nel mondo che è tuo amico e che se ne va così presto è veramente molto difficile. Durissimo. Perché Paolo era una persona speciale che dalla vita ha avuto tanto e la vita ha chiesto a lui tanto. Fino a che un destino crudele ce lo ha portato via troppo presto.

Grazie a un mio zio che faceva parte dei dirigenti del Lanerossi Vicenza ho conosciuto Pablito quando era un ragazzo che diventava campione in quella città veneta dove è esploso e che è stata la sua vita. Poi la sua vita intensa caratterizzata da momenti bellissimi e altri amari lo ho portato a consacrarsi campione planetario.

Ci siamo frequentati molto negli anni ultimi anni grazie anche al fatto che la moglie Federica è una carissima amica con la quale ho lavorato a La Nazione a Perugia. Sentirsi e vedersi con Paolo era sempre un piacere. Soprattutto in estate quando lui con la maglia arrivava nel suo buen retiro della casa dei Ronchi a Marina di Massa.

Dove lo aspettava il suo amico fraterno Nicola Zanone con il quale erano cresciuti insieme nella Juventus da quando erano ragazzini. Serate, cene, il piacere di stare insieme. Il piacere di vedere Paolo amato da tutti. Perché lo osannavano i ragazzini che quando lui ci portava sul tetto del mondo non erano ancora nati. Così come per noi adulti era l’idolo, l’immagine dell’Italia vincente.

E Paolo era un campione dentro e fuori del campo. Sempre un sorriso, una foto con tutti. Non si negava a nessuno. Quando fosse popolare e amato lo si capiva passeggiando con lui e vedendo la reazione della gente. Ai corsi di Carnevale a Viareggio si fermò la sfilata; anche le comparse sui carri volevo fotografarsi con lui. Così accade ai concerti del Pucciniano.

Anche cantanti affermati non vollero rinunciare a incontrarlo. Indimenticabili le cene da Henri in Versilia dove Paolo vestì anche i panni dello chef, sulle colline di Massa da Cima, sul litorale apuano da Pancino e al bagno Bemi. Paolo era un buongustaio e sapeva apprezzare.

Ma soprattutto Paolo era una persona buona che scelse la Versilia per festeggiare i suoi 60 anni. Accadde in una grande festa alla Capannina di Forte dei Marmi. C’erano i campioni Mundial come Antonio Cabrini, c’erano Gianni Minà, Paolo Brosio, Mimmo D’Alessandro, Gherardo Guidi.

C’erano i grandi amici. C’eravamo tutti. E lui che festeggiava con l’entusiasmo di un ragazzino insieme alla sua dolce Federica e alle sue adorabili bambine Maria Vittoria e Sofia che abbraccio con grandissimo affetto. La vita ha dato tanto Paolo e gli ha chiesto tanto.

Ne era sempre uscito da trionfatore dopo i guai alle ginocchia e la brutta vicenda della squalifica dove lui non c’entrava ma dovette pagare. Era sempre risorto come fanno i grandi. Lo aveva fatto con la maglia della Juventus per la gioia mia e di tanti tifosi e con quella della Nazionale per la gioia di tutti, in un’estate 1982 che non dimenticheremo mai.

Solo un male che non perdona poteva batterlo. Ma per noi rimarrà sempre Pablito. Una persona così semplice ma così straordinaria.