
Professore di filosofia e teoria dei linguaggi (con un occhio attento alla cultura del cibo), Andrea Borghini (nella foto piccola, sotto la classe IIA) insegna all’Università Statale di Milano, ma ha le sue radici in Toscana e in Versilia. A lui abbiamo rivolto i nostri dubbi e le nostre curiosità sul tema dei consumi in tempi di pandemia.
Come sono cambiate le abitudini alimentari degli italiani prima e dopo il lockdown?
"In effetti con il lockdown sono cambiate le nostre abitudini quotidiane, proprio a partire dal cibo e al concetto di commensalità. Direi che si possono classificare in due grandi categorie: quelle “digitali” e quelle “all’aperto“. Nel primo caso s’intende il cibo preparato personalmente e poi condiviso online oppure consumato in diretta, come avviene con il “cosiddetto Muckbang” o ancora con quello che abbiamo “cercato e imparato” sulla rete: in ogni caso si assiste ad una spettacolarizzazione della scena privata. Nel secondo caso invece penso alle feste di compleanno, cene, pic nic: le nostre colazioni non sono più le stesse. Anche le vostre ricreazioni a scuola sono diverse. Da quanto mi pare di capire, siete costretti a far merenda seduti al proprio posto, distanziati e possibilmente in silenzio (o addirittura davanti ad uno schermo se siete in Dad). Tutto questo comprende anche un nuovo modo di concepire e condividere gli spazi della casa, della scuola, soprattutto quelli che hanno a che fare con il cibo".
E’ per questo che in molti hanno creato dei piccoli orti sui loro balconi o nei loro giardini?
"Certo! Fare un proprio orto è legato al concetto di avere più tempo a disposizione e di utilizzarlo per ottenere qualcosa di nostro e genuino".
Quindi, secondo lei, la quarantena ha avuto una influenza positiva o negativa sulle persone?
"E’ stato un cambiamento, che a livello sociale ha portato conseguenze positive e negative. Positive perché molti hanno potuto scoprire e provare nuovi tipi di commensalità. Negative, perché siamo stati privati dell’intimità della condivisione degli spazi pubblici (i cosiddetti terzi spazi) e provati, così come dell’andare alla scoperta di nuovi luoghi e culture".
Coltivare l’orto, fare il pane è stato solo la conseguenza di divieti e timori?
"Molte persone hanno scoperto una passione per i fornelli, dapprima come conseguenza al divieto, poi continuata per divertimento. Quindi da una merenda consumata in piattaforma sono sbocciati pranzi di Pasqua e cenoni di Capodanno sul web. Appuntamenti e cucina collettiva che con il tempo ha assunto un valore simbolico unendo amici e parenti separati da chilometri. Quindi il cibo visto come mezzo di scambio e comunicazione simbolica e anche conoscenza di altre culture.
Tutte queste abitudini prese nel lockdown le dimenticheremo?
"Chi può dirlo, ma non penso sia quello che conti del cibo, che prima di tutto è un mezzo di comunicazione e di rappresentazione. Certamente abbiamo imparato nuovi modi di usarlo per questi scopi e non vedo perché non dovremmo farne tesoro".