“LA MUSICA
Cronaca

Motta inaugura a Bussola Domani: "La musica è il mio posto nel mondo. Una solitudine sana e condivisa"

Il cantante toscano si esibirà stasera sul palco della “Prima Estate“ per l’inizio del primo weekend "È un onore esserci. La vivrò anche da fan delle altre band, dei Jane’s Addiction come dei Mods".

Motta inaugura a Bussola Domani: "La musica è il mio posto nel mondo. Una solitudine sana e condivisa"

di Gaia Parrini

“La musica è finita“ è il titolo del suo ultimo album. Ma è tutt’altro che una fine, quella di Francesco Motta, stasera in concerto sul palco della Prima Estate, che con il suo quarto album riparte e segna un nuovo inizio.

Francesco, che rapporto ha con la Versilia?

"La Toscana in generale è il paese da dove vengo ed è sempre bello tornare. A questo Festival ci saranno delle leggende della musica quindi per me è un onore esserci".

Emozionato?

"Emozionato spero di esserlo sempre, perché non ci si abitua mai a stare sul palco. Ma sarà una serata che vivrò anche da fan, perché sarei venuto comunque, sia per i Jane’s Addiction che Dinosaur Jr. e i Sleaford Mods, uno dei gruppi che ho ascoltato di più nell’ultimo periodo".

Ha iniziato a suonare da molto piccolo, il suo primo ricordo è il Requiem di Mozart ascoltato dai suoi genitori. È stato quello che l’ha spinta verso la musica?

"Quello è il mio primo ricordo vivido. Facevo lezioni di pianoforte ma non avevo intenzioni di fare questo mestiere".

Poi cos’è cambiato?

"Ad un certo punto dell’adolescenza ascoltavo diversi gruppi di cui con la band di allora facevamo delle cover. E quello che spinge e ha spinto i ragazzi a fare questo mestiere sono i riferimenti tangibili di gruppi e cantanti che ti fanno intendere che puoi farlo anche tu. Dai Nirvana a Billie Eilish, sono artisti che ti dicono “puoi farlo“...anche se poi l’hanno fatto loro".

Nel suo libro scriveva che la musica “è la nostra solitudine nel mondo“, la pensa sempre così?

"Grazie alla musica ho trovato il mio posto nel mondo. C’è un certo tipo di solitudine, condivisa, nella musica, che è un modo di stare insieme da soli. Una solitudine sana, non malinconica".

Sembra esserci un filo rosso che lega i suoi album e le sue canzoni, che è quello del tempo, e spesso della fine delle cose. Da “La fine dei vent’anni“ a “La musica è finita“, ma è una fine che spesso racchiunde in sé già un nuovo inizio...

"Spesso i dischi rappresentano delle fotografie di momenti finiti, e questo mi serve ad andare avanti. Chiamare il disco “La musica è finita“ è l’apice di un modo di vedere le cose, come un passaggio per ritrovarmi in situazioni come quella in cui sono adesso".

Come cambia il suo approccio nella composizione di colonne sonore?

"È fare musica per un testo già scritto. Mi prendo cura di un testo già fatto e mi piace perché rappresenta la musica come la intendo io, come un lavoro di artigianato".

La (quasi) fine dei trent’anni, invece, com’è?

"I piccoli problemi di dieci anni fa hanno lasciato spazio ad altri problemi. È un momento più consapevole in cui riesco a divertirmi di più e a mettere a fuoco il tempo per le cose davvero importanti".

Che consiglio darebbe ai ventenni di oggi che vogliono diventare musicisti?

"Non pensate mai di fare musica per gli altri, fatela per voi".