
Riccardo Santini
Viareggio, 25 gennaio 2021 - E alla fine dopo tanto penare e indicibili sofferenze fisiche e psicologiche, l’ha avuta vinta lei, quella maledetta leucemia che sabato notte si è portato via a soli 54 anni Riccardo Santini. Lo ha strappato agli affetti dei suoi cari, gli ha debilitato poco alla volta un fisico d’acciaio, gli ha tolto la gioia di veder crescere sua figlia Sophia di appena 8 anni. Ma una cosa, maledetta leucemia, non ce la potrai togliere mai. Il ricordo di lui, di Ricky, marito premuroso, padre affettuoso; una persona davvero speciale e unica, di quelle che poche volte nella vita, forse, si ha la fortuna di incontrare. E non è facile parlarne, pensando a Elanie, la sua compagna, che non lo avrà più al suo fianco, e a una figlia che non avrà più il suo papà a condurla per mano. E non riesci a trovare un senso a tutto questo anche perché, come cantava Vasco Rossi, un senso non ce l’ha.
Aveva 54 anni questo eterno ragazzone, rimasto lo stesso di sempre. Quello cresciuto in via Venezia al Marco Polo e poi maturato all’Itc Piaggia con una cerchia di amici rimasta sempre quella, unita anche a distanza di quarant’anni. Era rimasto il Ricky delle rovesciate al mare, delle uscite in gommone, degli scherzi e delle prese in giro. Con quel suo sorriso scansonato, stampato sulla faccia, che era tutto un programma. Il Ricky che praticava tennis e calcetto e che amava lo sport. Tifoso juventino (del resto nessuno è perfetto), con la sua azienda ha sostenuto il Viareggio calcio e il Cgc, ma anche tante piccole società amatoriali.
Spirito arguto, la battuta pronta, amava stare in compagnia. Eppure nella sua vita di batoste ne aveva prese. Pochi anni fa aveva pianto la perdita di una sorella e del cognato; prima ancora quella dei genitori, deceduti, anche loro a causa di un tumore, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altra. Ma non si è mai perso d’animo. Giovanissimo prese in mano l’azienda del padre, la Santini carni, e la tirò avanti. Ampliandola e trasformandola in un ingrosso di carne fra i più ricercati non solo qui in Versilia, ma anche in Italia, visto che aveva clienti ovunque.
Rideva Riccardo, ma lavorava tanto. E sodo. Ogni mattina si alzava alle 4, estate o inverno, col caldo e con il freddo, per girare l’Europa e selezionare le carni migliori. Che poi chiunque di noi ritrovava nei migliori ristoranti o macellerie della Versilia. Del resto il suo fisico possente, forgiato in gioventù da tanti anni di nuoto agonistico e pallanuoto, gli permetteva di fare una vita da ironman del lavoro, sempre alla guida del suo furgone frigorifero a caricare e scaricare quintalate di carne. Sempre col sorriso, con i clienti e con i dipendenti. Mai uno screzio, mai un diverbio. E semmai ne nasceva uno, lo appianava in perché la parola rancore non faceva parte del suo vocabolario. Vedi, maledetta leucemia, tutto questo non ce lo puoi portare via; non lo porti via ad Elanie né a Sophia, né alle sue sorelle e nipoti, né alla miriade di amici e conoscenti. E ora che sei partito per il viaggio più lungo, starai sicuramente scegliendo le carni migliori per gli angeli. E dovunque tu sia, se lo vedi, salutaci Antonio.
Paolo Di Grazia