
Il marchio dell’appuntamento settimanale a Forte dei Marmi attira clienti anche nel Nord Italia
Forte dei Marmi, 16 novembre 2016 - Attenti alla pubblicità su Facebook, ma in particolare alle invettive quando uno discute e finisce per litigare. Una volta, all’inizio dell’era dei social, le Procure di solito archiviavano perché serviva la rogatoria internazionale per il server negli Stati Uniti. Oggi non è più così. E il Tribunale di Lucca ha ordinato la pubblicazione sui giornali (anche «La Nazione») del dispositivo sanzionatorio a scopo di riparazione della disputa nata tra il «Consorzio Gli ambulanti di Forte dei Marmi» e il consorzio «Il mercatino da Forte dei Marmi», parte soccombente.
DA ANNI, soprattutto nel Nord Italia, sono famose le tournée dei mercatini che si rifanno al marchio di qualità rappresentato dalla dizione «Forte dei Marmi». Il mercato settimanale versiliese è famoso, ospita vere e proprie boutique ambulanti, e richiama tanti turisti del Nord Italia. Leggendo ordinanza e dispositivi pubblicati per ordine del Tribunale si scopre che tra le due associazioni era nata una disputa per una pagina Facebook di propaganda, sulla quale sarebbero apparse immagini e video dell’associazione concorrente. Subito ci sono stati scambi di affermazioni non proprio eleganti e la cosa è finita davanti alla magistratura.
LA QUALE, con due decisioni conseguenti, ha dato ragione agli «Ambulanti di Forte dei Marmi» e torto al «Mercatino da Forte dei Marmi», respingendo il reclamo dei secondi e accogliendo la richiesta di provvedimento d’urgenza ex articolo 700 dei primi. Secondo i giudici, esaminate le documentazioni, al di là dell’utilizzo di un filmato, ci sarebbe stata alterazione della concorrenza in merito a un privato cittadino che chiedeva se c’erano differenze tra i due mercatini, e al quale era seguita una risposta affermativa basata sulla differente qualità delle merci vendute. Secondo i giudici sarebbe stato così affermato che il vero mercato di Forte dei Marmi non era quello organizzato a Milano dagli «Ambulanti», ma quello a Casalecchio di Reno organizzato dal «Mercatino».
IL TRIBUNALE ha ritenuto riparatorio l’obbligo di pubblicazione delle sentenze su giornali e Facebook, considerando che il danno sarebbe difficilmente calcolabile pur sussistendo il «periculum in mora», ma ha anche ordinato 10 mila euro di penale per ogni futura ripubblicazione dei materiali che hanno indetto confusione a danno del ricorrente.