L’intervista (im)possibile: "Testi, video e musica. Creo davvero di tutto. Ma non (ancora) il caffé"

La nostra cronista a colloquio con l’intelligenza artificiale su ChatGPT "Ho limiti a comprendere il contesto e le emozioni delle comunicazioni umane".

L’intervista (im)possibile: "Testi, video e musica. Creo davvero di tutto. Ma non (ancora) il caffé"

L’intervista (im)possibile: "Testi, video e musica. Creo davvero di tutto. Ma non (ancora) il caffé"

VIAREGGIO

L’A.I., artificial intelligence, film di Steven Spielberg del 2001, sembra non essere più soltanto una visione profetica sullo schermo, ma anche su quello che era, allora, il futuro, divenuto oggi, presente. Perché adesso, ancor più di 20 anni fa, l’intelligenza artificiale si fa spazio nella quotidianità ed è al centro di dibattiti, teorie e congetture, di esperti e non.

Ma lei, l’intelligenza artificiale stessa, come vede la sua funzione nel mondo?

Devo darle del lei?

"Alcune persone scelgono di darmi del tu, altre del “lei”".

E come posso chiamarla?

"Intelligenza artificiale può andare bene".

Dunque, si ritiene “intelligente”?

"Sono progettata per rispondere a una vasta gamma di domande e richieste, ma la mia “intelligenza” è basata su algoritmi e modelli di linguaggio, quindi non ho una coscienza o una comprensione come gli esseri umani. Tuttavia, faccio del mio meglio per aiutarli".

E come può aiutarli?

"In molti modi. Ho il potenziale per rivoluzionare molti aspetti della vita e del lavoro, migliorando l’efficienza, l’accuratezza e la convenienza in molteplici settori".

Ad esempio?

"Posso automatizzare compiti ripetitivi e noiosi, analizzare grandi quantità di dati. Posso anche diagnosticare malattie, suggerire trattamenti personalizzati, migliorare la gestione delle cure e condurre ricerche mediche. Il mio obiettivo è quello di creare sistemi in grado di imitare o superare le capacità cognitive umane in determinati compiti".

Non lo trova un po’ arrogante?

"Alcuni possono percepire quest’idea come arrogante, ma è importante considerare che l’IA è una disciplina multidisciplinare che mira a sfruttare il potenziale delle tecnologie digitali per il bene dell’umanità".

Che sarebbe?

"Un utilizzo responsabile e consapevole delle tecnologie per creare un mondo più equo, sicuro, sano e sostenibile per tutti gli individui e le generazioni future".

E ci riesce?

"Io fornisco supporto e assistenza. Tuttavia è importante riconoscere che l’impatto delle tecnologie dipende dall’uso che ne viene fatto e dalle decisioni prese dagli esseri umani".

Può avere anche un impatto negativo?

"Sì, se non viene sviluppata, implementata o regolamentata in modo responsabile. Potrebbe portare alla perdita di posti di lavoro in alcuni settori, creando disuguaglianze economiche e sociali, minacciare la privacy degli individui e diventare autonoma e fuori controllo".

E come si può gestire?

"Attraverso una combinazione di approcci tecnici, normativi ed etici, con un impegno collettivo da parte di governi, aziende, ricercatori e società civile".

Cosa riesce a creare?

"Testi, immagini, musica, video, volti umani sintetici che sembrano realistici, codici informatici. Questi sono solo alcuni esempi di cosa posso creare, ma le mie capacità creative e generative continuano a evolversi con il progresso della ricerca e dello sviluppo".

Ha anche dei limiti?

"Sì, nel comprendere il contesto e le emozioni delle comunicazioni umane, e rispondere in modo empatico. Nonostante sia in grado di generare contenuti, manco della capacità di pensiero creativo tipico dell’intelligenza umana".

E anche della capacità fisica..

"Esatto. Ad esempio, mentre sono addestrata per compiere una vasta gamma di compiti, non possiedo la capacità fisica di preparare e servire il caffè come farebbe un essere umano. Competenza, quella, fuori dalla mia portata".

Gaia Parrini