L’addio a Giuliano Vangi. Lo scultore taciturno innamorato della Versilia: "Ci ha insegnato tanto"

L’artista era venuto a Pietrasanta negli anni ’80 e qui comprò casa. Il battesimo del bronzo da Tesconi e quello del marmo da Galeotti. Faceva pezzi unici, per questo donò solo dei modelli al Museo dei bozzetti.

L’addio a Giuliano Vangi. Lo scultore taciturno innamorato della Versilia: "Ci ha insegnato tanto"

L’addio a Giuliano Vangi. Lo scultore taciturno innamorato della Versilia: "Ci ha insegnato tanto"

Era uno degli artisti più silenziosi e riservati che abbiano mai messo piede a Pietrasanta e in Versilia. Lontano dalla mondanità e dai riflettori. Anche quelli di un semplice bar. A differenza di Botero, Mitoraj e – tra i big ancora in vita – Theimer e Finotti, che spesso e volentieri si sono concessi un caffè nei locali di piazza Duomo, Giuliano Vangi era di quelli che raramente si facevano vedere in giro. Eppure l’impronta che ha lasciato nella comunità artistica è ciclopica ed è così che viene ricordato il grande scultore, originario di Barberino di Mugello, scomparso a Pesaro all’età di 93 anni dopo una lunga malattia. Un artista che preferiva incontrare gli amici – pochi, a partire da Vando D’Angiolo della Campolonghi – nei laboratori di marmo e nelle fonderie, oppure nella sua casa-studio acquistata una quindicina di anni fa in via I Maggio a Pietrasanta, città che aveva iniziato a frequentare negli anni ’80. "A Pietrasanta il suo battesimo con il bronzo avvenne a metà anni ’80 nella fonderia di Giovanni Tesconi – ricorda Aurelio Baldini, suo amico, collaboratore e braccio destro per ben 35 anni – mentre conobbe il marmo con Enrico Galeotti. Poi si stabilizzò in città nel 1990, dormiva spesso da ’Stipino’, finché si decise a comprare casa in via I Maggio. Il motivo per cui non ci siano a Pietrasanta opere sue esposte in pubblico è perché Vangi faceva pezzi unici. Aveva donato solo tre-quattro modelli al Museo dei bozzetti. Diverso invece il motivo che l’aveva spinto a realizzare l’opera in bronzo ’Sant’Anna di Stazzema’ in ricordo dei Martiri: a differenza delle altre sculture, fatte su commissione, quella fu l’unica realizzata col cuore".

A Vangi piaceva anche sperimentare, come ricorda il titolare della fonderia “Mariani“ Adolfo Agolini: "Insieme a mio figlio Nicola adorava cimentarsi con i metalli e altre leghe. Era molto affezionato, in particolare, a una scultura che aveva realizzato raffigurando una strada solcata da un motociciclista. Un’opera molto difficile, basti pensare al giubbotto di pelle con le cuciture". Un altro suo grande amico e collaboratore come Franco Cervietti, titolare dell’omonimo laboratorio di marmo, ha ancora in mente invece le fasi che portarono alla realizzazione di opere monumentali come quella destinata alla nuova chiesa dedicata a Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, più molti altri lavori.

Amici e collaboratori con cui amava viaggiare per condividere esperienze indimenticabili. Come la realizzazione di un museo tutto suo a Osaka, in Giappone. Quel giorno, oltre a Cervietti, c’era anche lo scultore Massimo Galleni, che come finitore ha lavorato tanti anni con Vangi. "Se ho comprato il capannone in via Torraccia, a Pietrasanta, e ingrandito la mia attività – dice Galleni – è stato grazie a lui. I suoi insegnamenti mi hanno consentito di crescere. Mi ha mostrato tantissime cose sull’arte contemporanea, dalle forme all’astrattismo. Tra di noi c’era rispetto reciproco, nonostante alcune incomprensioni. Nel mio atelier ho avuto l’onore di collaborare a delle sue grandi opere: resterà sempre nel mio cuore". Infine Govanni Bovecchi di “Petrartedizioni“: "Ha ragione Sgarbi nel dire che era il più grande di tutti. Ricordo la grande mostra pubblica a Pietrasanta nella chiesa e nel chiostro di Sant’Agostino. Era come un viaggio in un nuovo mondo della scultura".

Daniele Masseglia