Del Chicca
I gesti, i riti, i sentimenti sono antichi. Le reti rammendate ancora a mano prima di mollare gli ormeggi; l’arrivederci delle barche che, una dietro l’altra, si lasciano il porto alle spalle mentre le luci della città diventano un filo dorato; quella pazienza inesplicabile che scandisce la notte. Il tempo che passa tra la calata e la raccolta. Eppure la marineria peschereccia viareggina, la più grande della Toscana, con una flotta di circa 140 barche, che pure conserva il lusso della dimensione familiare, è proiettata nel futuro. Pronta a raccogliere la sfida più importante per un’impresa, e per la società: costruire un sistema fondato sulla cooperazione e la sostenibilità.
Una sfida possibile, anche, grazie al contributo di 8milioni di euro, nell’ambito del bando Pnrr, ottenuto dalla Cittadella della Pesca come capofila di un progetto di sviluppo sostenibile di filiera, che include la cooperativa Marenostrum, la Troticoltura Toscana e l’Università di Parma. "Il nostro progetto si è piazzato quarto in Italia, ed è e il primo a livello nazionale presentato da una marineria peschereccia" dice Alessandra Malfatti. Aveva trent’anni quando, come consigliera d’amministrazione della Copav, è entrata nel mondo della pesca. Oggi è al secondo mandato da presidente della Cittaddella, che riunisce le tre cooperative viareggine.
Presidente Malfatti, 8milioni di euro sono un sacco di soldi.
"Sono sicuramente un contributo importante, ma per noi sono anche il riconoscimento di un progetto che parte da lontano e punta alla creazione di una filiera che unisce la pesca tradizione e l’acquacoltura, che lega il mare e le acque interne, che integra le fasi di cattura, o allevamento, con quelle di trasformazione e commercializzazione e che, alla fine ma non per ultimo, punta a limitare al minimo l’impatto ambientale".
Come saranno investiti questi fondi?
"Circa 3.300 milioni di euro saranno investiti sul nuovo mercato ittico, che abbiamo inaugurato con l’apertura della sala confezionamento dei molluschi e con l’Ittibar Portus e che, per il 2025, sarà completamente operativo, con la sala d’asta, il laboratorio di trasformazione, il ristorante, la sala espositiva... E anche autosufficiente dal punto di vista energetico".
Fondamentale, per l’ottenimento del contributo, è stato proprio il capitolo dedicato alla sostenibilità della filiera.
"Circa due milioni e mezzo saranno destinati agli studi condotti dall’Università di Parma, a cui ci siamo rivolti per per contenere l’impatto del ciclo di lavorazione e di confezionamento del pesce. Prendiamo il processo di abbattimento: oggi per abbattere la carica batterica si usa il calore, quindi bruciamo gas ed energia. Ma per superare questo procedura stiamo cercando di mettere a punto un sistema con gli ultrasuoni. Per contenere lo spreco della risorsa idrica, invece, già operiamo in condizioni di umidità controllata, sistema che vogliamo rendere più efficiente. E l’altro tema su cui stiamo lavorando è il packeging, per ridurre al minimo l’utilizzo della plastica nella fase di confezionamento".
Facendo due calcoli, siamo arrivati a sei milioni. Poi?
"Un milione sarà destinato ad un piano di comunicazione, che possa promuovere l’eccellenza del pescato viareggino e di conseguenza la storia città, che nella pesca affonda le sue radici. Lo faremo insieme allo chef Cristiano Tomei, socio della Cooperativa, anima dell’Ittibar e in futuro del ristorante. Grazie a lui stiamo studiando un piano di comunicazione che però, al momento, resta una sorpresa. La restante parte, infine, sarà investita in Lunigiana, per potenziare gli impianti di acquacoltura della trota".
La trota?
"In tanti ci chiedono come ci sia venuto in mente di coinvolgere gli allevatori di trote. Ecco, il nostro obiettivo è proprio collaborare con più produttori per offrire una gamma i completa di prodotto ittico, che va dal pesce di mare a quello di allevamento, fino ai molluschi. E accorciare, così, la filiera. Per far arrivare il prodotto al consumatore con meno passaggi e garantendo la certificazione di qualità e tracciabilità, a vantaggio di chi pesca o alleva il pesce ma anche di chi lo acquista".
La pesca sarà a strascico, ma possiamo dire, con un po’ di orgoglio, che i pescatori viareggini sono il traino per un nuovo modello di sviluppo del settore?
"Siamo la dimostrazione che i risultati si ottengono grazie alla cooperazione e che l’interazione, il dialogo, la condivisione permettono di superare i problemi e affrontare un contesto sempre più difficile, con l’aumento dei costi, la pressione della globalizzazione, l’emergenza climatica".
A proposito, come sta il mare?
"Sono cambiati i suoi cicli. Oggi, per effetto del riscaldamento delle acque, è imprevedibile . E quello su cui dobbiamo riflettere è che ciò che avviene in acqua è un effetto di ciò che facciamo a terra. Per questo vogliamo costruire un modello di sviluppo sempre più virtuoso. In mare e anche a terra".