
Dieci mesi per una colonscopia seppur sia urgente: una cittadina protesta contro le impensabili lungaggini degli appuntamenti per gli esami medici all’Asl."Ho un problema scaturito da un esame che l’Asl consiglia - afferma C.B. - e per cui invia la richiesta a casa a scopo di prevenzione: bene, eseguo questo test da cui risultano tracce ematiche nelle feci. Da qui la mia premura, il timore e subito il contatto con il gastroenterologo di fiducia…". Un rito che ognuno di frequente compie a scopo preventivo anche per altri esami come il pap test o la mammografia per le donne. Pensiamo all’ansia e alla preoccupazione di avere qualcosa di ‘brutto’, di pericoloso e rischioso. Eppure, dopo il test risultato appunto positivo, il tempo che viene comunicato per l’attesa fa drizzare i capelli alla donna: "Agosto 2024 – aggiunge la signora – ma ci si rende conto? Se avessi qualcosa di grave, cosa accadrebbe? Insomma, quasi un anno… Debbo rivolgermi al medico privato, ed io per fortuna posso pagare, ma è giusto? Andrò a spendere, tra tutti gli esami da eseguire, intorno a 1.000 euro: ma un operaio come fa?". Sono tanti i casi di persone che lamentano questi tempi biblici per un esame necessario che deriva da controlli periodici, addirittura garantiti dall’Asl stessa. "Inutile che ci chiamino per il test - conclude C.B. - e poi fissino l’esame importante di riprova ed approfondimento dopo un anno quando una patologia corre e può diventare davvero una spada di Damocle".
I.P.