
Il caso-sicurezza della Darsena è finito sul tavolo del prefetto. Le spaccate alla trattoria Nostromo di via Coppino e ai chioschetti del viale dei Tigli hanno alzato il livello di guardia di commercianti e residenti, che hanno inoltrato tre esposti (uno da parte di Fabio Gentili, titolare del Nostromo, uno sottoscritto dagli abitanti e uno da parte dei proprietari delle attività della zona) per chiedere maggiore sicurezza. Intanto, la vita di tutti i giorni nel quartiere prosegue in un’atmosfera sospesa. "Servono almeno tre pattuglie a sorvegliare costantemente la città – spiega Gentili –, oltre alla mia trattoria, sono state attaccate altre cinque attività. E parliamo solo di chi ha denunciato. Sommiamo poi le case private e le auto che vengono devastate ogni notte e avremo il quadro della situazione".
Che in Darsena è precipitata in breve tempo. "Finché avevamo la security, pagata di tasca nostra, abbiamo resistito. Poi, in poche settimane, abbiamo avuto due accoltellamenti e ora gli assalti alle attività. Il problema è grosso, non possiamo essere lasciati da soli. E la questione non riguarda solo noi commercianti: la gente inizia ad avere paura e così si entra in un circolo vizioso. Se nessuno esce, le strade si svuotano e sarà sempre peggio. E chi vorrà venire a Viareggio se facendo una ricerca su internet finirà col trovare solo notizie di degrado e insicurezza? Una città turistica deve basarsi su altri presupposti. E’ indispensabile una maggiore presenza sul territorio. Durante il lockdown mandavano gli elicotteri a sorvolare le spiagge per beccare quelli che prendevano il sole... dov’è ora la sorveglianza? Una pattuglia ogni tanto passa – conclude Gentili – ma non è sufficiente. Anche perché, di fronte a certi personaggi, anche chi è chiamato a intervenire deve essere messo nelle condizioni di farlo".
Di fronte alla trattoria nostromo c’è la paninoteca Il Maialino. Che fin qui, toccando ferro, non ha subìto aggressioni gravi. Ma il clima è tutt’altro che sereno. "Troviamo spesso i tavoli danneggiati, oltre a un degrado generale – commenta Katiuscia De Luca –; di base, chiudiamo alle 11 nei giorni feriali e a mezzanotte nel fine settimana, e quindi per fortuna ’ci perdiamo’ le ore più calde. Ma la situazione la possiamo toccare con mano anche noi". Per uscirne servono soprattutto due cose: "Maggiore presenza delle forze dell’ordine, ma soprattutto più punti luce. Qua l’illuminazione è carente e queste persone che la sera si aggirano per il quartiere hanno gioco facile. La zona non è fuori mano, è abitata: che provino a forzare una serratura sotto un lampione, quando qualunque abitante, affacciandosi, li può vedere in faccia. Al buio, invece, hanno vita facile. Anche se passano i carabinieri basta che si accostino al muro".
I problemi più gravi si verificano di notte, ma secondo Lorenzo Lonigro del bar Sportivo, all’angolo tra via Coppino e via Oberdan, ormai "c’è da stare attenti anche ad andare a giro di giorno. Questì’estate è stata messa la sorveglianza privata, ma non è uno scherzo in termini di costi. Oltre tutto, non è neanche giusto accollarsi la spesa per un servizio che dovrebbe essere garantito. Le forze dell’ordine passano – racconta – ma servirebbero delle pattuglie a piedi. Soprattutto alla pesa ci sono brutte facce, la pineta è diventata un covo. Sembrerà strano, ma sono più tranquillo a uscire di casa la sera nel mio quartiere, e io abito in periferia. Purtroppo, la Darsena nell’ultimo anno è peggiorata in modo impressionante: pure da me, un mese fa, è entrato un ragazzo visibilmente fatto. Come fai a mandarlo via o a reagire? Noi titolari delle attività non siamo tutelati per niente".
Al di fuori del mondo della ristorazione, l’atmosfera è un po’ più tranquilla. "Noi per fortuna non viviamo le situazioni più gravi – spiega Davide Iacobacci del negozio Quicksilver – ma un maggiore controllo è sempre ben accetto. La mattina noi apriamo alle 9 e tutti i giorni troviamo una situazione di degrado tra bottiglie rotte e sporcizia. Il resto ce lo raccontano. Però abbiamo comunque installato sia le telecamere che l’antifurto. E ogni giorno perdiamo almeno mezzora a ripulire tutto il marciapiede". E pure Riccardo Ravenni del negozio di pesca Blue Shark chiude i battenti prima che su via Coppino calino le tenebre. "Mi sono spostato qua da un annetto – dice – ma ho l’attività da 25 anni. E purtroppo la spaccata o il furto si finisce per metterli in conto. Non sarebbe giusto, ma è questo il mondo in cui viviamo. E come succede in negozio, potrebbe accadere a casa. Per fortuna, la mia clientela non comprende certi personaggi".
Daniele Mannocchi