La battaglia civile di Dora Avviata una nuova azione legale "Voglio la tutela di mia madre"

Anna Estdhal si scaglia contro l’amministratore di sostegno. "Non si è mai presentato a casa e ci nasconde anche quanti soldi ci sono in banca". Presentato reclamo per la sua rimozione.

Dora è a casa ormai da un paio di settimane dopo il ricovero coatto disposto dal giudice e dopo le successive dimissioni firmate sempre dietro ordinanza del Tribunale. In casa, racconta la figlia Anna, l’anziana donna è assistita 24 ore su 24 dalla badante o dalle Oss. L’unica persona che, a detta della figlia, non si è mai presentata nella casa di Camaiore è l’amministratore di sostegno. Contro cui Anna Estdhal, affiancato dall’avvocato Niccolò Domenici con cui aveva vinto la prima battaglia legale per far uscire sua madre dalla Casa di Riposo di Sarzana dove era stata ricoverata contro la sua volontà, si prepara a dare vita a una nuova azione legale. E difatti al Tribunale di Lucca ha già presentato un reclamo contro la decisione del giudice di confermare nella sua mansione l’amministratore di sostegno.

"In tutti questi giorni – spiega Anna Estdhal – non si è mai presentato a casa nostra per venire a trovare mia madre, per vedere come sta. Non è venuto neppure su convocazione degli assistenti sociali che avevano preso appuntamento con lui il mercoledì della scorsa settimana. Ma non si è fatto vedere. E non risponde neppure per mail alle nostre richieste. Ad esempio mia madre vuole sapere quanto ha in banca. Credo che sia un suo diritto saperlo, ma l’amministratore di sostegno non lo vuole comunicare".

Per questi e tanti altri motivi Anna Estdahl spiega che di fatto non c’è più il rapporto fiduciario su cui si basa il legame tra un amministratore di sostegno e il proprio assistito. "E’ per questo che abbiamo fatto reclamo chiedendo che venga rimosso da quell’incarico. Mia madre – prosegue Anna Estdhal – non lo vuole vedere, ha paura di lui. Direi che è traumatizzata. A tal punto che la notte, mi dice, se lo sogna come fosse l’Uomo nero che la viene a prendere e la riporta in quella Rsa".

Il caso di Dora era scoppiato a livello nazionale a fine marzo quando sua figlia Anna riuscì a smuovere le coscienze attraverso i media nazionali sui così detti ricoveri coatti nelle rsa, come era capitato a sua madre. Cioè ricoveri disposti da un Tribunale sulla base delle indicazioni di un amministratore di sostegno. Il ricovero di Dora fu fatto a febbraio e per oltre un mese la figlia Anna si è battuta per far tornare a casa sua madre. E c’è riuscita appellandosi al Tribunale, riuscendo a dimostrare, grazie all’avvocato Domenici, che Dora sarebbe stata curata meglio a casa, nel suo ambiente naturale. Dove si trova effettivamente da due settimane.

"Mia madre non sta da sola neppure un minuto. Se non ci sono io c’è la badante oppure le infermiere. Ora ha iniziato un’altra terapia. La nostra battaglia – dice Anna Estdhal – non è finita con il suo ritorno a casa. Serve che venga liberata dall’amministratore di sostegno che contro la sua volontà l’aveva sradicata dal suo ambiente familiare".

Paolo Di Grazia