Il presidente di Confcommercio "A fine anno a Bargecchia ha chiuso anche l’ultimo alimentari di paese"

Piero Bertolani: "Non è solo un problema di Viareggio. Diciamo che nel Centro Nord è un disastro. A pesare? Tutto: l’affitto, il caro energia, le multinazionali del web e la cavalcata della grande distribuzione" .

Il presidente di Confcommercio  "A fine anno a Bargecchia ha chiuso  anche l’ultimo alimentari di paese"
Il presidente di Confcommercio "A fine anno a Bargecchia ha chiuso anche l’ultimo alimentari di paese"

"Ci sono paesi, come Bargecchia, dove ha chiuso anche l’ultima alimentari. E dove per comprare un litro di latte, oggi, devi prendere l’auto e vagare per qualche chilometro in cerca di una bottega. D’altra parte sulla via di Montramito hanno aperto due supermercati... E allora penso alle persone anziane, che magari non possono guidare e che non sono nemmeno più libere di comprarsi un litro di latte. Mi chiedo se tutto questo sia normale. Com’è possibile che nessuno affronti il problema mentre il deserto avanza e inghiotte tutto: centri storici, quartieri, paesi interi". Piero Bertolani è il presidente di Confcommercio, titolare di numerosi negozi di abbigliamento sportivo e casual e residente della frazione arrampicata sulle colline di Massarosa. Guarda e vive la crisi del commercio da una doppia prospettiva, chi vende e chi acquista. Imprenditore e cittadino.

Anche nel cuore di Viareggio non si contano più i fondi commerciali sfitti, nei quartieri nemmeno a parlarne....

"Non è un problema di Viareggio, ma di tutto il Paese. Ci sono tantissimi centri storici completamente svuotati. Diciamo che nel Centro Nord è un disastro".

Tutta colpa di Internet?

"Non tutta. Diciamo però che le multinazionale del web non pagano le tasse in Italia. Hanno le loro sedi fiscali in altri Paesi o Paradisi. Questo gli permette di vendere a prezzi che un’attività fisica, qui, non può permettersi. E se ci prova ha vita breve, perché si scontra con la realtà italiana dove le tasse sono alte. È una lotta impari, una concorrenza sleale. Dieci anni fa Confcommercio ha provato a lanciare l’allarme: “Attenzione, le città stanno morendo“. Ma siamo ancora qui a parlarne, mentre l’agonia continua".

Il canone degli affitti incide?

"Incide tutto: l’affitto, il caro energia, lo strapotere delle multinazionali del web, la cavalcata della grande distribuzione. Tutto contribuisce a rendere difficile, a volte impossibile, la vita del commercio di vicinato".

E come si può frenare questa desertificazione commerciale?

"Sicuramente la strada non è liberalizzare i saldi come si sta discutendo nel “Dddl concorrenza“, questo rischia solo di creare ancora più confusione. Se si vogliono salvare le nostre città occorre arginare multinazionali e web e sostenere il commercio al dettaglio. Mettendo tutti nelle stesse condizioni. Le associazioni di categoria dovrebbero essere coinvolte in questo processo, perché la politica da sola non basta".

Chi riesce a resistere?

"Il servizio, in questo momento, è la nostra salvezza. Quello non potrà togliercelo nessuno. Resiste chi offre un servizio e l’assistenza che né la grande distribuzione né il web possono offrire. Resistono le attività che stringono una collaborazione franchising, dove la ditta ci mette il prodotto e il titolare dell’attività ci mette spazi e manodopera. Ovviamente questo funziona nelle grandi vie commerciali, come ad esempio la Passeggiata. Non in periferia".

Un negozio che chiude non è solo una serranda abbassata.

"Assolutamente no. E’ un impoverimento per tutta la comunità. Sarò anche ripetitivo, ma per ogni cessata attività i nostri paesi e le nostre città perdono in pulizia, decoro, sicurezza e socialità".

Di questo passo dove arriveremo?

"Non lo so, non sono un veggente. Ma se questo è l’andazzo ci ritroveremo troppo presto a vivere in città dormitorio".

Martina Del Chicca