Scontro sui medici di famiglia: la segretaria della Lega li accusa sul suo profilo social di lamentarsi e di non essere all’altezza del ruolo e loro ribattono seccamente. Il dottor Tersilli interpretato dal grande Alberto Sordi in confronto sarebbe un santo: l’immagine descritta del dottore di famiglia da parte di Daniela Domenici della Lega farebbe rizzare i capelli anche al protagonista del noto film anni ‘70: ricette via internet, assenze, lamentele inutili: insomma per Daniela Domenici oggi i medici sarebbero lontani dai pazienti e pubblica pertanto un post sui social che scatena la reazione della sezione provinciale della Federazione Medici di Medicina Generale di Lucca: "Con le sue parole dimostra di non conoscere minimamente l’attività svolta dai medici di medicina generale - ribatte il segretario, dottor Alessandro Squillace - Domenici pretende di paragonare il lavoro del medico degli anni ‘80 e ‘90 a quello attuale, non rendendosi conto che in questi anni l’invecchiamento della popolazione ha portato ad una esplosione di patologie croniche che necessitano di una gestione attiva e continuativa nel tempo, assorbendo ormai gran parte del nostro lavoro”. A monte infatti la Domenici aveva scritto alcune frasi ironiche ed ‘offensive‘ contro la categoria: “ Ora ci sono i medici di famiglia che si lamentano di essere pressati per i troppi pazienti - scrive Domenici - Alcuni ne hanno 1500…ma allora quelli degli anni ‘80 e ‘90 che li visitavano a casa? Adesso sono solo amanuensi e spesso impreparati sugli esami da consigliare, curano via internet e non conoscono i pazienti”. Eppure guadagnerebbero abbastanza nonostante le frequenti sostituzioni e lamentele. “La segretaria della Lega inoltre accusa i medici di famiglia di aver voluto diventare degli “amanuensi”, quando invece siamo noi i primi a lamentarci di essere sommersi dalla burocrazia che ci toglie tempo da altre attività assistenziali - prosegue Squillace - Dimostra infine mancata conoscenza di come funziona il compenso di un libero professionista, dal quale vanno detratte spese legate alla attività professionale e tasse per quasi la metà dell’importo.
E se a volte ci escono delle lamentele è proprio l’amore per questa professione che spinge i pochi rimasti (purtroppo sempre meno...) a continuare a lavorare, provando a migliorare le criticità e a far innamorare di questa professione i giovani medici".
Isabella Piaceri