
"Il mio libro? Un dovere. Racconto il vero Ratzinger"
"È stata divulgata dai media un’immagine pubblica di Papa Benedetto XVI spesso non corrispondente al vero: per questo in tanti mi hanno chiesto di fissare - post mortem - tutto ciò che ho vissuto da testimone privilegiato". Ha conquistato con toni pacati e un’eleganza difficile da replicare l’Arcivescovo Georg Gänswein, lo storico segretario di Papa Ratzinger che ieri a Villa Bertelli ha presentato, per la prima volta in Italia, il suo libro Nient’altro che la Verità, scritto a quattro mani con il vaticanista Saverio Gaeta. Platea piena – presenti tra gli altri il presidente di Villa Bertelli Ermindo Tucci, il sindaco Bruno Murzi e il maestro Andrea Bocelli – per un appuntamento atteso, che ha deluso chi si aspettava confessioni choc o rivelazioni in contestazione con la Curia.
Nell’incontro, condotto da Andrea Giannotti, monsignor Gänswein ha ripercorso le tappe del suo sacerdozio (iniziato da adolescente nel sud della Germania) per arrivare all’esperienza al fianco del Papa Ratzinger. Con dolcezza e umorismo ("il Papa amava mangiare bene e tutto, adorava la cucina Italiana, i dolci tirolesi e bavaresi ma odiava i funghi. Ad un’ora sempre precisa, come fa il maestro Bocelli qui presente") ha cominciato con la genesi del volume.
"Non volevo scriverlo ma in tanti mi sollecitavano – ha evidenziato – e ho iniziato a tirare giù appunti. L’editore mi convinse a farlo in italiano e due furono le condizioni per entrambi: avrei dovuto narrare in modo sincero e non diplomatico, e se alla fine la bozza non fosse piaciuta, l’avremmo bruciata. Con questo accordo cominciammo. Essendo la persona che era stata a lungo al fianco del Papa, mi sentivo in dovere di alzare la voce su troppi fraintendimenti e fissare un tassello storico".
Il celebre ‘Padre Georg’ ha ricordato quando ebbe la chiamata a Roma e dalla Germania si trasferì al collegio teutonico dove si trovò a pranzo con Razinger "Viene da Monaco? Mi disse. E così fu rotto il ghiaccio. Nel marzo 1996 diventai suo segretario personale".
"Era una persona di grande equilibrio e sintesi – ha evidenziato – e fu lui a guidare il concistoro: quando fu eletto Papa sotto l’abito bianco sbucò dalla manica il maglione nero che aveva lasciato indosso. Mi rimproverò di non essere stato attento. In fondo per lui essere Pontefice fu solo un cambio di outfit perché già aveva grandi doti di umanità".
L’Arcivescovo ha poi ricordato le storiche dimissioni del 2013 "Mi comunicò che la decisione era quella e non c’era da discutere – ha chiosato – ho capito che ci aveva riflettuto e sofferto e ho visto in questi mesi come ha perso le forze fisiche e psichiche per mantenere il timone".