MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

Il Comune fuori dal processo: "Diteci perché"

Nessuno della maggioranza ha partecipato all’incontro promosso dai familiari delle vittime, che ora chiedono un consiglio comunale aperto

di Martina Del Chicca

"Un impegno politico, intellettuale. E culturale". E’ questa mancanza che i familiari delle vittime del 29 giugno soffrono, e che contestano alle amministrazioni comunali, quelle passate e quella presente. Dal 2009 fino ad oggi. Un impegno che sarebbe dovuto andare oltre la condivisione del dolore; la solidarietà, espressa a parole. Un impegno che sarebbe dovuto diventare civile: "concreto, per la giustizia e la sicurezza".

Dopo una sentenza di Cassazione che cristallizza che il disastro ferroviario di Viareggio, "fu il frutto di una negligenza e di un assenza di controllo nel sistema ferroviario, ad oggi – dicono i familiari – non sappiamo se le Ferrovie hanno colmato questi vuoti". Mentre i treni ancora sfiorano le case affacciate sui binari, "e nessuno, né i vigili del fuoco , né la protezione civile, ancora sa cosa trasportano dentro quelle cisterne". Con tutti i rischi, che ancora, ci passano accanto. Oggi, come il 29 giugno 2009. Quando un treno gonfio di Gpl ha deragliato alle porte della stazione, portandoci dritti all’inferno.

Il Comune, come istituzione, avrebbe potuto, forse dovuto, pretendere un cambiamento. Pretendere controlli, protocolli, informazioni, tutele. Non delegando questo compito, nelle migliore delle ipotesi, ai familiari delle vittime di quella notte. E’ anche su questo che Marco Piagentini e Daniela Rombi, un padre e una madre uniti dalla stessa perdita, e dalla stessa volontà di costruire un mondo più giusto, avrebbero voluto confrontarsi con l’amministrazione Del Ghingaro. Che però ha scelto di non essere presente, come alle udienze del processo d’Appello bis, né con un rappresentante della giunta, né con uno della maggioranza, al dibattito promosso dall’associazione ’Il mondo che vorrei’, ieri mattina, davanti al Municipio. L’occasione anche per affrontare con la città il percorso che ha portato il Comune di Viareggio a ritirare la costituzione di parte civile e ad uscire dal procedimento ancora in corso per il disastro ferroviario, dopo aver accettato il residuo di risarcimento morale subito per quella notte. Una scelta che ha radici lontane, concretizzata adesso senza alcun preavviso, orfana del confronto.

"Mettiamo - pone il caso Piagentini – che le assicurazioni siano arrivate con una borsa con 200mila euro e l’abbiano posata sulla scrivania del Comune, o per assurdo che il Comune abbia avanzato la richiesta dei soldi. In entrambi i casi l’amministrazione, che in questo processo rappresentava tutta la città, avrebbe dovuto informare il consiglio comunale" eletto in rappresentanza di tutti i cittadini. Per condividere con la città ogni passaggio, ogni scelta. "Invece nemmeno l’avvocato che rappresentava il Comune nel processo, lo stesso avvocato che assiste me, sapeva nulla. Da un anno – prosegue Piagentini – in Comune c’è una Commissione dedicata alla strage di Viareggio, che cosa ha fatto questa commissione? Quali temi ha affrontato?". Chiede dunque alla città e ai cittadini "di informarsi, chiedere i verbali di quella commissione, e di promuovere la convocazione di un consiglio comunale aperto affinché il Comune spieghi il perché di questa scelta". E’ questo l’appello del Mondo che vorrei. "Non le devono a noi queste risposte, che insieme alla Provincia e alla Regione siamo l’ultimo baluardo per ottenere giustizia. Né al nostro dolore – ha aggiunto Piagentini –. Lo devono a tutta la città che quella mattina del 30 giugno si è svegliata avvolta in un silenzio irreale. Vittima, come noi, del peggior disastro ferroviario europeo".

Sono tante, troppe le delusioni che i familiari hanno dovuto masticare in queste 13 anni: "L’uscita dello Stato dal processo – ricorda Daniela Rombi –; i silenzi del presidente Giorgio Napolitano, che consegnò invece il cavalierato del lavoro a Mauro Moretti, ad di Ferrovie; promosso, nell’era Renzi, a amministratore di Finmeccanica. Poi le richieste ignorate del ministero dei trasporti...". Fino al Comune: "Con Luca Lunardini, che firmò nel 2011 quell’accordo transattivo con il Comune, ho litigato centinaia di volte – conclude Daniela-. Ma almeno lui c’era".