"I tecnici tedeschi di Gatx non hanno nessuna colpa"

L’avvocato Padovani ha cercato si smontare le richieste del Pg basandosi sul peso del reato estinto e del rimanente disastro nel computo della pena

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Nell’aula 32 del Palagiustizia di Firenze, dov’è in corso il processo di Appello-bis per la strage del 29 giugno 2009, dopo l’intervento della Procura e degli avvocati di parte civile, la parola è passata ieri alle difese. Ad intervenire è stato il legale Tullio Padovani, che tutela Rainer Kogelheide e Peter Linoskwi, già condannati nel primo Appello a 8 anni e 8 mesi, rispettivamente amministratore delegato e responsabile della sicurezza di Gatx Germania, la multinazionale proprietaria del carro merci carico di Gpl deragliato alla stazione di Viareggio dopo il cedimento di un assile.

A seguito della rideterminazione delle condanne chiesta dalla Cassazione, dopo aver prescritto l’accusa di omicidio colposo cancellando l’aggravante di incidente sul lavoro, nel nuovo processo il procurato Sergio Affronte ha chiesto alla Corte una condanna otto anni e due mesi di reclusione sia per Linowsky che per Kogelheide. Durante il suo intervento l’avvocato Padovani ha invitato i giudici a "non violare i principi di ragionevolezza" laddove il collegio valutasse di seguire la richiesta della procura generale di "spostare il peso della pena dal reato di omicidio colposo a quello di disastro". "Sul primo reato – ha sottolineato – la corte di appello ha fatto pesare i 45 della pena sugli omicidi e 15 sul disastro. Ora però - ha aggiunto l’avvocato dei tedeschi – si chiede una traslazione della gravità da un reato all’altro come a compensare la prescrizioni delle morti". "Questa richiesta di trasferimento della gravità perché gli omicidi colposi sono prescritti, non è ammissibile" ha specificato il professor Padovani, ribadendo che "gli eventi mortali esulano dalla fattispecie del disastro ferroviario, perché rappresentano un effetto ulteriore che non appartiene alla fattispecie del disastro".

Rispetto alle singole responsabilità degli assistiti, la stessa Cassazione nelle motivazioni della sentenza ha evidenziato che la corrosione di un assile non adeguatamente manutenuto fu causa del disastro, l’avvocato del foro di Pisa ha aggiunto: "Stiamo parlando di tecnici qualificati, consapevoli che la scelta che fecero sulla manutenzione dei carri e quindi anche degli assili non fu scelta lacunosa, improvvisata, addirittura ‘risparmiosa’, ma fu scelta razionale, tecnicamente logica". Quindi "occorre ponderare bene l’esigibilità della pena per questi tecnici - ha concluso il professor Padovani – i quali agirono senza indicazioni precise in un quadro che era in fase di elaborazione e che si pretende invece che loro avrebbero dovuto anticipare".

Martina Del Chicca