DANIELE MANNOCCHI
Cronaca

"I giovani si sentono sempre più soli E cercano speranza nella cocaina"

L’allarme dello psicoterapeuta Domenici. In provincia sono in forte aumento le dipendenze da sostanze

"I giovani si sentono sempre più soli E cercano speranza nella cocaina"

di Daniele Mannocchi

Solo in Veneto e in Lombardia si finisce all’ospedale per abuso di droga più che in Toscana. Nel 2021, secondo il Ministero della Salute, sono stati 1.100 i toscani che sono dovuti ricorrere alle cure ospedaliere per un uso smodato di sostanze. Marijuana e hashish soprattutto, ma è la cocaina a ritagliarsi fette sempre più ampie di mercato: in Lucchesia, si contano dodici dosi di polvere bianca ogni mille abitanti. A gioire è la criminalità organizzata, che ogni anno fa girare 25 miliardi di euro, rigorosamente in nero. Il problema ha radici profonde, come spiega il dottor Riccardo Domenici, psicologo e psicoterapeuta.

Dottore, un’analisi?

"In un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, i giovani sono sempre più soli e la solitudine porta a comportamenti particolari: da una parte abbiamo l’uso sempre maggiore della tecnologia, tra pc, tablet e social; dall’altra il ricorso a sostanze che diventano una componente per superare il disagio. In questo senso, la droga non è altro che una cura controindicata, sbagliata e inesatta per superare lo star male".

Come se ne esce?

"Il questo momento mancano la fiducia nel futuro e la speranza, e tanti soggetti vanno a ricercare conforto nella sostanza, nell’alcol, negli psicofarmaci e nelle droghe chimiche. Come si fa a superare tutto questo? La nostra società deve imparare a discutere, fare progetti e pensare al futuro. Dare speranza. Altrimenti si finisce col vivere un disagio clamoroso, quello del non avere di fronte a sé la speranza del futuro e la sicurezza delle radici".

I dati raccontano di un aumento nell’uso della cocaina.

"Un tempo era la droga d’élite, da ricchi. Oggi i prezzi sono diminuiti, si trova e si spaccia più facilmente. Questo fa sì che i giovani l’abbiano a portata di mano in gran quantità. In questi anni si è sentito parlare spesso della facilità dell’uso delle sostanze dovuta agli axtracomunitari. Stupidaggini. Le sostanze ci sono perché vengono diffuse e perché danno quella speranza che andrebbe trovata nella società, nella famiglia, nel lavoro. Ovviamente si tratta di false speranze, non voglio essere frainteso: false speranze che portano alla distruzione. Oltre tutto, oggi si trovano a buon mercato anche le droghe sintetiche. Non vorrei però che si avesse una visione ristretta del problema".

Cioè?

"Le dipendenze non sono legate solo alle droghe, ma anche ai social, all’alcol, al gioco. Basta vedere le file per il Superenalotto, con la speranza di cambiare la propria vita coi numeri. Un Paese che vive di queste cose non dà sicurezza".

Lei è favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere?

"Ci sarà sempre una discussione enorme al riguardo. Per quel che mi riguarda, non sono apertamente favorevole alla liberalizzazione. Sono dell’idea che la marijuana e l’hashish siano droghe leggere, ma l’uso continuativo di queste sostanze mi lascia comunque perplesso, benché non sia ostile. Però vorrei che ci si pensasse bene. Se venissero usate sotto il controllo dello Stato, in modo che possano risultare più leggere e creare meno danni, allora ci si potrebbe pensare. E poi, di droghe legali ne abbiamo già: tabacco e alcol non sono forse droghe? Nel periodo dell’eroina, in Italia morivano ogni anno 2mila persone di overdose. Negli stessi anni, ne morivano 40mila per patologie correlate all’alcol e 100mila per il fumo di sigarette. Con il tabacco abbiamo ristretto le possibilità di utilizzo: in questo senso, forse c’è la maniera di regolarizzare anche le droghe leggere".