
di Beppe Nelli
L’8 giugno al Tribunale fallimentare di Lucca si tiene la prima udienza della causa avanzata dal curatore del fallimento della Patrimonio Srl, il dottor Donato Bellomo, contro il Comune ex socio unico della partecipata: la curatela chiede un risarcimento di 32.171.387,13 euro. Secondo la curatela la condotta del Comune avrebbe concausato il fallimento (dichiarato nel 2015), mentre la società avrebbe continuato a operare anche quando non aveva più capitale sociale per far fronte ai propri crediti. La storia è quella annosa del conto dare-avere tra Comune e Patrimonio, che era stata caricata di oneri, servizi e debiti comunali per i quali avrebbe dovuto ricevere le somme fissate dal contratto di servizio.
Alla richiesta si oppone il Comune. Ovviamente le eventuali responsabilità riguardano alcune giunte antecedenti a quella del sindaco Giorgio Del Ghingaro: ma se il Comune fosse condannato, si riaprirebbe una voragine nei conti risanati (con conseguenti azioni di recupero contro ex sindaci e assessori). Il Comune è difeso dagli avvocati Maria Lidia Iascone, Lorenzo Masi e Valerio Pardini con una tesi principale, e tre ipotesi subordinate. In principio, la difesa sostiene che i fatti contestati e le relative somme a carico del Comune sono datati prima della dichiarazione del dissesto, e quindi la curatela fallimentare deve rivolgersi all’Osl e non direttamente al Comune; in subordine, in base alla Legge fallimentare e al Codice civile, la richiesta è comunque prescritta; in terzo luogo, in via riconvenzionale, nel famoso conto dare-avere il Comune dovrebbe ricevere dalla Patrimonio e quindi dalla curatela circa 50 milioni, molto più dei 32 richiesti, e quindi la pretesa sarebbe più compensata. Ma, in quarta e ultima ipotesi, gli avvocati del Comune chiedono al Tribunale di manlevare l’ente locale, trasferendo la richiesta di risarcimento solo sulle spalle (pro quota) degli ex amministratori e revisori della partecipata. Infatti sono citati in giudizio anche Stefano Lazzari, Carlo Venturini, Andrea Orlandi, Matteo Paoletti, Gianluca Ruglioni, Andrea Gemignani, Paolo Vannucci, Frabrizio Catarsi, Silvia Monteverdi, Lino Cinquini, Luca Adelmo Lombardi, Andrea Maggi, Andrea Murri, Alberto Matteucci, Fabrizio Cerbioni, Luca Pardini, Gianfranco Antognoli, Francesco Menicucci, Stefano Rinaldo Biancalana; e le società Bompani Audit Srl in liquidazione, Uhy Bompani Srl, Crowe AS Spa, Bompani Srl. Tutte le persone citate in giudizio stanno attivando le relative assicurazioni per i danni professionali: è possibile che all’udienza ci siano alcune decine di "convenuti", per una causa che rischia di durare anni.
Secondo la richiesta avanzata dal curatore fallimentare la Patrimonio avrebbe perso il capitale a fine 2012, pur con un patrimonio netto contabile di 44.541.013 euro, senza adire la liquidazione. Gli atti contestati al Comune e agli ex amministratori sono molteplici (e presunti): conferimento di debiti per oltre 4,2 milioni nel 2007; conferimento della discarica delle Carbonaie nel 2006 con danno di 3,5 milioni; acquisto e manutenzione delle case per emergenza abitativa con danno di 742 mila euro; mancata riscossione di canoni per 2,6 milioni dall’ex Principe di Piemonte Srl (quando era pubblica); 2,2 milioni per la costruzione del Forcone; la famosa riduzione di capitale immobiliare per 4 milioni del 2011, a favore del traballante bilancio comunale in disavanzo continuo; 309 mila euro per la fusione con l’ex Versilia Servizi, e spese legali non dovute per 194 mila euro; il trasferimento di crediti Tia per 1,8 milioni nel 2006-07. Erano gli anni in cui il Comune non riscuoteva tutti i crediti e risolveva la mancanza di liquidità scaricando spese e servizi sulla Patrimonio. Alla fine nel 2014 il Consiglio comunale con delibera consiliare ha dichiarato il dissesto, che riguarda tutti i crediti e debiti comunali fino al 31 dicembre 2013.
Il Comune oggi obietta che le somme richieste sono antecendenti a quella data e ricadono nel dissesto: non possono essere pretese dal Comune, ma tutt’al più dall’Organo straordinario di liquidazione attraverso l’istituto del "litisconsorzio necessario", cioè nel confronto con tutte le parti. Peraltro gli avvocati citano una massiva giurisprudenza che lascia a carico dell’Osl tutte le richieste pre dissesto, indipendentemente dalla data della loro presentazione. Inoltre, secondo la memoria difensiva, l’Osl vanta oltre 50 milioni di euro di crediti verso il fallimento Patrimonio, cioè quei milioni che il Comune riteneva di sia spettanza nel famoso conto dare-avere.
Infine, sempre secondo i legali del Comune, "i fatti dai quali il fallimento trae motivo della propria pretesa risarcitoria sono tutti anteriori di oltre 5 anni rispetto alla notifica dell’atto di citazione", fatta il 4 agosto 2020: perché "il fallimento dichiaratamente agisce ex art. 146, Legge fallimentare, nei confronti di amministratori, sindaci e revisori, assumendone la responsabilità, con il socio unico corresponsabile, cumulando espressamente sia l’azione sociale di responsabilità ex articolo 2476, comma 1 del Codice civile, che l’azione dei creditori ex articolo 2394 Codice civile, applicabile anche alle Srl". Quindi sarebbero prescritte anche le responsabilità di almeno alcuni degli ex amministratori e revisori, come sostiene il professor Gianfranco Antognoli. Che così commenta: "Ho terminato l’incarico di presidente del collegio dei revisori nel 2009, oltre 11 anni fa. La richiesta a mio carico appare temeraria perché, per quanto mi riguarda, non è proponibile in quanto la prescrizione è quinquennale ed è già intervenuta".