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Lavoro estivo, "pagato 3 euro l’ora per dover fare il factotum"

Solo alla Uil oltre cento vertenze di occupati a tempo sfruttati con salari da fame e incombenze pesanti. E questo avviene non solo nel turismo

Un cameriere

C’è il caso di chi ha lavorato per tutta l’estate come factotum: spostandosi dalla spiaggia al bar, dal giorno alla sera. Lavorando senza tregua. E adesso si ritrova con 500 euro in tasca, e un caterva di promesse e rassicurazioni, tradite, con cui però non si può pagare l’affitto, la spesa, l’università o il latte alla figlia appena nata. C’è chi poi è stato assunto al centro estivo come educatore, per far divertire i bambini, poi si è ritrovato ad assisterli anche per mangiare, a pulire i bagni, riordinare etc etc... "per tre euro l’ora, con un contratto per prestazione sportiva". E queste sono solo alcune delle storie di ordinaria sfruttamento che, finita l’estate, Giuseppe Priolini e Andrea Nicoli hanno cominciato a raccogliere allo sportello politiche del lavoro della Uil.

Sono infatti più di cento le vertenze avviate in Versilia in quest’inizio d’autunno. Significa una per ogni giorno d’estate "Ed è soltanto l’inizio – denunciano i sindacalisti – L’indice di sfruttamento dei lavoratori stagionali riscontrato è a livelli che ormai non vedevamo da anni. La situazione che si sta palesando è drammatica".

In spiaggia. Negli hotel. Nei ristoranti... In nero o con contratti capestro. Comunque con paghe da fame. Anche per 14 ore al giorno. Senza il turno di riposo. Una realtà in cui sono ugualmente intrappolati italiani e stranieri. Li chiamano i ‘lavoretti’, ma in realtà è l’inferno degli stagionali. Una giungla di precarietà, in cui il lavoro nero è solo una delle mille sfumature. "Abbiamo trovato paghe da 2,5 euro per ora lavorata – raccontano Priolini e Nicoli –; scritture private di collaborazione; contratti per prestazione sportiva dilettantistica che mascherano una vera e propria attività lavorativa subordinata; periodi di prova non retribuiti; livelli di inquadramento inadeguati; part time che nascondono rapporti di lavoro full time; lavoratori non retribuiti per tutto il periodo lavorato e contratti colletti spuri che mortificano i diritti e la retribuzione dei lavoratori e non ultimo gli infortuni in corso di rapporto di lavoro al nero".

E ad una situazione già di per sé preoccupante "anche perché si inserisce in un contesto di palese violazione dei protocolli di contrasto e contenimento della pandemia Covid 19 e in seria carenza di personale ispettivo – spiegano i delegati della Uil –, si aggiunge la totale mancanza, per molti casi, di corsi sulla sicurezza o delle visite mediche presuntive o periodiche. Inoltre – proseguono – si evidenzia il tentativo di eludere la normativa sulla maxi sanzione per “lavoro nero”. Il sistema utilizzato è la sottoscrizione delle scritture private di collaborazione o contratti di somministrazione di personale per poche ore giornaliere per poi impiegare il lavoratore per l’intera giornata pagandolo in nero. Sistema posto in essere non solo nel tentativo di eludere la contribuzione, ma finalizzato ad eccepire che non vi è stata la volontà di nascondere il rapporto di lavoro, ma solo un errore nel tipo di comunicazione del rapporto o delle ore lavorate, cercando così di essere esclusi dalla maxi sanzione per lavoro nero ed essere assoggettati alla minore sanzione per conversione del rapporto di lavoro".

Tanto abbiamo discusso e parlato sul reddito di cittadinanza e sui lavoratori stagionali che non si trovavano, "ma la realtà appare diversa. Non sono i lavoratori che non si trovavano – concludono Priolini e Nicoli ma gli schiavi da sfruttare per una stagione, per molte aziende, interamente spesa a recuperare, con ogni sistema, il profitto personale".

Martina Del Chicca