REDAZIONE VIAREGGIO

Eredità Pieraccini ai Poveri Vecchi "Servirà per migliorare i servizi"

La presidente Elisabetta Urbano. "E’ una bella notizia per noi, ma anche per la città e gli ospiti della struttura"

“Una bella notizia per noi, ma anche per la città di Viareggio”, questo il primo commento di Elisabetta Urbano, prima vice e dal 18 maggio 2020, presidente dell’associazione caritativa “Sacro Cuore di Gesù”, la onlus che gestisce la struttura dei “Poveri vecchi”. L’eredità Pieraccini servirà molto per pagare qualche debituccio accumulato, ammette Urbano, ma soprattutto potrà essere utilizzata per le necessità che si sono presentate negli ultimi anni come l’ampliamento del refettorio o il miglioramento dell’impianto di climatizzazione dell’edificio di via Pucci 65. La ristrutturazione e lo spostamento di sede è avvenuto nel 2009, ma la casa di riposo “Poveri vecchi” esiste dal 1920. La sua storia è molto originale: due viareggini, Enrico Paladini e Antonio Cinquini, mentre erano in guerra fecero un voto: se fossero tornati a casa e la patria avesse vinto avrebbero realizzato un tempio per caduti dedicato al “Sacro Cuore di Gesù”, la chiesa che esiste tuttora, e una casa di riposo per vecchi, poveri e abbandonati. Fu messa su una cooperativa di lavoratori e molti viareggini si adoperarono come manovalanza, oltre ad autotassarsi, per ristrutturare un immobile in via Cairoli che apparteneva alla Suore Mantellate. Ecco nascere la prima sede dei “Poveri vecchi”.

Attualmente la struttura ha 48 posti, 40 convenzionati con l’Asl come tutte le Rsa, e 8 a gestione privata per autosufficienti. “Il problema principale è che molti che sono entrati anni fa come autosuficienti adesso non lo sono più e quindi i costi sono lievitati- precisa la presidente Urbano- basti pensare ai sollevatori, alle carrozzine, a tutti i presidi sanitari necessari per i non autosufficienti, oltre alla maggiore richiesta di personale dedicato. Non abbiamo mai voluto cambiare lo statuto originario che parlava di accogliere persone “sole e indigenti”, perciò anche quando gli ospiti si aggravano non mandiamo via nessuno.

Ma ci vogliono circa 3000 euro al mese per assistere una persona non autosufficiente”. L’istituto ha 35-40 persone che lavorano gestite da due cooperative, due impiegati retribuiti direttamente, ovvero il direttore Marco Spagnoli e la segretaria, Anna Maria Giannecchini. C’è un consiglio di amministrazione composto da sette membri che affianca la presidente. “Anche nel peggior periodo Covid, con una chiusura davvero ristretta. non abbiamo avuto particolari problemi- racconta Elisabetta Urbano- a Natale dello scorso anno ci fu un piccolo focolaio di una decina di persone ma nessun decesso. Quest’anno abbiamo ripreso un po’ di socialità che è stato un toccasana per l’umore degli ospiti”. Insomma l’istituto continua la sua opera benefica e se non una intera saletta, almeno una vetrinetta verrà dedicata ai suoi ultimi benefattori, appunto Giovanni Pieraccini e Vera Verdiani.

Chiara Sacchetti