"Eredità da custodire". La Festa di Liberazione raccontata dai giovani

L’antifascismo visto dalle donne del futuro

VIAREGGIO

"Finirà, Pina, finirà. Tornerà pure la primavera, e sarà più bella delle altre, perché saremo liberi. Forse la strada sarà un po’ lunga e difficile ma arriveremo e vedremo un mondo migliore. Ma soprattutto lo vedranno i nostri figli" recitava Francesco Grandjacquet ad Anna Magnani nel film che avrebbe consacrato lei e il suo regista, Roberto Rossellini, icone del cinema neorealista.

“Roma Città Aperta“, girato nel 1945 a guerra ancora in corso e a pochi mesi dalla liberazione nazifascista, è il viaggio tra le soffitte, i sussurri e le lettere furtive di chi, lungo quella strada lunga e difficile, ha combattutto e ha perso la vita per fare in modo che la primavera, e la libertà, arrivassero. Per consegnare, a chi dopo di loro sarebbe arrivato, un mondo migliore. Intriso dei valori di libertà, democrazia e resistenza, che ogni anno, dal 1946, vengono celebrati nella giornata del 25 aprile, perpetuando un’eredità fatta di impegno, memoria e umanità.

E com’è, questa eredità, per i più giovani? Per i (bis) nipoti di coloro che la Storia, e la guerra, l’hanno fatta? Cos’è, per loro, il 25 aprile?

"Una festa da celebrare, per ricordare l’importanza di questa giornata, e ricordarsi di un passato, come quello fascista, di cui non andare fieri", è la risposta che fa da filo rosso tra le giovani.

Esempio sono le ragazze del Liceo Scientifico Barsanti e Matteucci presenti ieri mattina nella sala consiliare del Comune per presentare i progetti e le ricerche legate alle storie e ai luoghi della Resistenza e dell’antifascismo. Come lo studio sull’ex ammiraglio Campioni di Elisa , il rinnovamento dell’omonima piazza pensato da Luna, e la ricostruzione, attraverso la testimonianza di Beppina, anziana di 95 anni, della figura di frate Bargagli, ucciso dalle SS, realizzata da Allegra Caccia.

"Lavori come questi – racconta Allegra, 16 anni – mi fanno apprezzare il valore, importantissimo, di questa giornata. Un valore che l’Italia ha guadagnato con lungo travaglio e che spesso non viene raccontata adeguatamente anche a scuola, perché il programma ministeriale ne dà poco spazio. Questo anniversario andrebbe affrontato in classe, perché la mia generazione si rende sempre meno conto della storia che ha portato ad oggi".

Una storia a cui invece Allegra, leggendo un libro consigliato dalla maestra delle elementari, si è appassionata sin da piccola. Così come Matilde Perini, 20 anni appena compiuti, che ricorda le celebrazioni in famiglia e le escursioni ai monumenti, e la fortuna, che non tutti hanno, "di essere cresciuta in un ambiente antifascista e di avere avuto dei genitori che non hanno mai pensato che i bambini sono troppo piccoli per capire le cose, ma si sono sempre presi il tempo di spiegarle e far sì che le capissi".

O come Sofia, 18enne, all’ultimo anno del Liceo Chini linguistico, che proprio con la scuola ha avuto l’occasione di conoscere, da vicino, i vissuti di chi è sopravvissuto all’eccidio di Sant’Anna: "i racconti di Mario Marsili e Adele Pardini e di quanto male abbiano sopportato e subito è stata un’esperienza formativa e molto toccante".

È un’eredità, dunque, di sensibilità, di empatia e d’importanza, del ricordo e del passato, quella che, quando va bene, viene trasmessa alle adulte del futuro. Ed è un’eredità, soprattutto, grande, come dice Benedetta Neri, 20enne al secondo anno di Giurisprudenza, "che sta tutta nella nostra costituzione e nei diritti, sociali, economici e politici, spesso dati per scontato, ma che non lo sono affatto. Perché sono frutto di conquiste storiche e di eventi da cui quei diritti, in opposizione al fascismo, sono fioriti".

Gaia Parrini