MARCO PILI
Cronaca

Navigare liberi: Elianto, la barca senza barriere che rende il mare accessibile a tutti e tutte

L’imbarcazione, gestita da Fondazione Mare Oltre Onlus, è una realtà innovativa nel panorama della vela inclusiva. Ne abbiamo paralto con Silvio Nuti, velista e ideatore dell’imbarcazione

Il catamarano Elianto

Il catamarano Elianto

Una barca per abbattere le barriere architettoniche, consentendo a tutte e tutti di fare il bagno al largo e vivere esperienze altrimenti impossibili a causa dei limiti presenti sulle navi. È Elianto, il catamarano ormeggiato a Viareggio e ideato per navigare seguendo i principi dell’accessibilità. Ne abbiamo parlato con Silvio Nuti, velista e ideatore dell’imbarcazione.

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La storia di Silvio Nuti, biologo amante della barca da condividere con gli altri

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Quando è nata la sua passione per il mare?

“Professionalmente, sono un biologo marino, ma sono innanzitutto un velista. Vivo da sempre il mare, in mare e per il mare. L’argomento Elianto è nato un po’ per caso, un po’ per richiesta di alcuni amici velisti che, nel tempo, hanno avuto incidenti e hanno smesso di praticare vela”.

E la scintilla Elianto quando è scoccata?

“Sette anni fa si è presentata l’opportunità di realizzare un progetto abbastanza innovativo, non come quello attuale di Soldini che è un ulteriore step, ma al tempo inedito, sulla possibilità di costruire una barca che non esisteva ancora. Una barca totalmente accessibile, costruita in materiale riciclato e riciclabile, e che funzionasse con energia alternativa: solare, eolico e idrogeneratori. Presentammo questo progetto in Cassa di Risparmio di Lucca e l’allora direttore, poi diventato Presidente, Marcello Bertuccini, portò in Cda la proposta. In seguito all’approvazione del progetto, nel 2018 abbiamo cominciato la costruzione, terminata nel 2020”.

Uno degli equipaggi di Elianto durante un'uscita sul catamarano
Uno degli equipaggi di Elianto durante un'uscita sul catamarano

Una doppia vocazione, quindi, naturalistica e inclusiva?

“Sì, ha una duplice veste, che si declina sia nella protezione ambientale che nell’inclusività. Questo per la presenza nel Cda di Fondazione Mare Oltre di persone con disabilità motoria. Il loro supporto ci ha aiutati nel costruire la nave con criteri specifici, seguendo sia i dettami della costruzione navale che i principi dell’accessibilità. Questo connubio ci ha permesso di arrivare a Elianto come la vedete oggi”.

Quali difficoltà avete affrontato nel coniugare accessibilità e navigabilità?

“Fin dal primo progetto era necessario che tutto fosse su un solo piano. E questo già cambia un po’ la prospettiva delle barche classiche che, solitamente, presentano molte barriere architettoniche nel passare dalla poppa alla prua. Tutto ciò è stato eliminato completamente per poter fare attività di vario tipo come, ad esempio, fare il bagno o nuotare al largo. Sono stati approntati degli elevatori e delle piattaforme che permettono di abbattere gi impedimenti e consentire a tutti di praticare l’attività velica”.

Qualche curiosità sulla barca?

“La barca è 19 metri per 9 metri di larghezza, e ha anche una discreta superficie velica, con circa 300 metri quadrati. Da quest’anno, infatti, abbiamo cominciato a partecipare anche alle regate assieme agli ‘equipaggi normo’; quindi, alle regate d'altura abbastanza conosciute come la 151 Miglia, la Viareggio-Bastia-Viareggio, l'Ammiraglia dove questa imbarcazione è scesa in competizione in maniera paritaria con le altre barche. Siamo riusciti a rendere la vela inclusiva non solo ricreativa, ma anche sportiva”.

L'imbarcazione in navigazione davanti alla costa della Versilia, in Toscana
L'imbarcazione in navigazione davanti alla costa della Versilia, in Toscana

Come si entra in contatto con Elianto?

“Il progetto si chiama ‘Onda’, cioè ‘Opportunità di Navigare per le Diverse Abilità’, da quest’anno ‘Onda race’. Fino ad ora si chiamava solo ‘Onda’, un progetto tramite il quale portiamo fuori in barca per uno o più giorni le realtà che ci contattano. Recentemente siamo stati fuori con Astrolabio Firenze, e staremo fuori tre giorni a La Spezia con ragazzi autistici e con sindrome di Down. Dal 2020 al 2025 abbiamo dato vita a un bacino di utenza abbastanza grande, e riusciamo a portare in mare circa 700-800 persone l’anno. Non ci rivolgiamo solo alle persone con disabilità psichiche, ma anche a chi ha disabilità sensoriali e motorie. Collaborando con varie associazioni è emerso che spesso, al loro interno, erano presenti ex velisti, spesso ipovedenti, non vedenti o con disabilità motorie in seguito a incidenti. Grazie a Elianto li abbiamo coinvolti nuovamente, perché fare vela è come andare in bicicletta. Non sono cose che dimentichi così facilmente”.

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Come è distribuita la vostra attività tra sportiva e ricreativa?

“La parte ricreativa è quella preponderante, moltissimi utenti non sono mai stati in mare e non hanno mai fatto il bagno al largo a causa delle barriere architettoniche delle imbarcazioni da diporto, le barche usate per svago. Elianto, al momento, è l’unica imbarcazione costruita da zero per queste attività. Esistono altre barche convertite per questo tipo di attività, ma garantiscono un’accessibilità parziale e non totale. Qui, tutte le problematiche sono state risolte a priori in fase di ideazione e costruzione”.

Quali sono stati i momenti più emozionanti a bordo di Elianto?

“Le soddisfazioni maggiori me le hanno donate degli adulti di circa 40 anni che non erano mai saliti in barca e non avevano mai fatto il bagno al largo in tutta la loro vita. Ma anche ragazzi e ragazze adolescenti, tra i 15 e i 17 anni, che potevano nuotare per la prima volta liberi. Sono aspetti che sembrano di poco conto, ma possono risultare molto complicati per persone con disabilità. La soddisfazione più grande, ad ogni modo, è aver pensato a come risolvere ogni problema e a come sviluppare questo progetto in collaborazione con chi, poi, lo avrebbe dovuto vivere”.

E gli ostacoli alla realizzazione del progetto?

“Chiedere dei fondi per costruire una barca a una fondazione non è come chiedere fondi per un plesso residenziale inclusivo, non è una casa che sai che è lì, fissa, che ha una funzione. Una barca è un po’ più complicata, ma fortunatamente abbiamo trovato dei presidenti e direttori di fondazioni bancarie che ci hanno ascoltato hanno ascoltato e supportato. Le barche hanno un grandissimo costo di utilizzo, ma siamo tuttora sostenuti da più realtà. Attualmente, collaboriamo con 10 associazioni della provincia di Lucca, che arrivano a 70 includendo tutte le associazioni della Toscana con le quali siamo in sintonia”.

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Come si articola la vostra attività durante l’anno?

“Nel nostro mare i giorni di navigabilità non sono 365 ma 120, al massimo 150, e sono mesi in cui ti devi allenare, devi far fare le uscite agli equipaggi competitivi, e devi anche portare avanti tutte le attività ricreative. Dal prossimo anno ci espanderemo anche fuori regione, a La Spezia, e stiamo cercando di replicare la nostra iniziativa con un’altra imbarcazione. In Toscana, ad oggi, copriamo solo il 20% della richiesta grazie a Elianto. Può immaginare la richiesta a livello italiano. Stiamo crescendo di anno in anno, il percorso di Elianto durante l’estate sarà lungo”.