REDAZIONE VIAREGGIO

È morto Umberto Prisco. Avvocato e assessore

Penalista in processi importanti in giro per l’Italia e esponente dei Liberali. Con Bonuccelli sindaco propose di organizzare il Gran Premio di F1 a Viareggio.

È morto Umberto Prisco. Avvocato e assessore

VIAREGGIO

Tenace, determinato, l’eloquio appassionato nel lavoro di avvocato e nell’agone della politica nel quale per diverso tempo aveva trasferito con slancio la sua passione civile: è così che viene ricordato l’avvocato Umberto Prisco, scomparso poche ora fa a 73 anni: i funerali sono stati già celebrati nella giornata di ieri. L’addio di Umberto Prisco ha ovviamente suscitato unanime cordoglio per il ventaglio di amicizie profonde e di conoscenze che aveva coltivato nella sua vita professionale, ma anche in quella politica, come esponente del ‘fu’ Partito liberale italiano che aveva avuto nel parlamentare Giovanni Malagoli negli anni ‘70 e ‘80 il suo faro. E proprio in rappresentanza del Pli, Umberto Prisco aveva fatto parte di una giunta di pentapartito nella seconda metà degli anni ‘80 in città, con sindaco Angelo Bonuccelli, con l’incarico di assessore allo sport. Siccome era a suo modo anche un visionario, lanciò anche l’idea-provocazione di poter disputare in città una gara automobilistica di Formula Uno sul modello di quello di Montecarlo. Solo un’idea che non ebbe seguito, Se la politica era impegno civile al servizio della gente, la professione di avvocato l’ha visto più volte impegnato in casi difficili che hanno interessato la cronaca nera non solo cittadina: casi complessi che – ricordano le ‘memorie storiche’ del commissariato – hanno interessato la famiglia Saetta e quella di Carmine Donadio. Umberto Prisco si è sempre battuto con piglio deciso, argomentando la sua difesa con un’oratoria accorata. Il suo lavoro lo portava a giro per l’Italia, soprattutto in Liguria: fra gli ultimi casi che ha seguito, partendo dalla Spezia (con contatti ovviamente con Viareggio), quello del 44enne Vittorio Barruffo, il cui corpo venne trovato orrendamente mutilato in Francia. Con la stampa aveva avuto un buon rapporto, consolidato nel corso degli anni: da una reciproca collaborazione e stima. Con un piccolo aneddoto che raccontava (e raccontiamo) con piacere. "Ero a Sanremo – diceva – per difendere un cliente che era finito in mezzo ai guai: in aula, prima dell’inizio del processo, si avvicina il giovane pubblico ministero che mi dice: avvocato, non si ricorda di me? Sono di Viareggio, scrivevo sul giornale, mi occupavo di cronaca, poi ho fatto altre scelte: mi ricordo di lei quando faceva politica con grande passione, pensai, in vista del processo: bene, mi conosce. Ma poi non andò così....".

Giol