MARTINA DEL CHICCA
Cronaca

"Un disastro, non lasciamoli soli": dopo la paura la vicinanza a chi soffre

Tornati a casa i 75 viareggini sorpresi dal sisma nel santuario di Cascia

Sono le 13,30 di ieri. La comitiva scende davanti alla chiesa di S.Rita al Campo d’aviazione dopo un giorno che non dimenticherà

Viareggio, 28 ottobre 2016 - TORNARE a casa. Col pensiero che resta incollato a chi una casa in cui rientrare non ce l’ha più. Sono 350 i chilometri che separano Viareggio da Cascia; e nelle quattro ore del viaggio di ritorno il gruppo di fedeli partito dalla Parrocchia di Santa Rita e rimasto bloccato a 50 chilometri scarsi da Ussita, dall’epicentro del terremoto che ha messo in ginocchio l’Umbria e le Marche, non è riuscito a pensare a nient’altro che a quello che si stava lasciando alle spalle. «Un disastro, qualcuno pensi a quella gente»; dice un’anziana signora scendendo a fatica, stretta al corrimano, le scalette del pullman sui cui ha passato una notte insonne: «Non lasciamoli soli» aggiunge ancora – premura di una madre, e di una nonna – prima di mettere finalmente piede a casa. Un luogo scontato, una parola piccola, dal significato immenso.

C’ERA anche lei nel santuario che accoglie le spoglie della Santa dei casi impossibili, era insieme al gruppo di 75 fedeli che Don Luigi Pellegrini aveva accompagnato la mattina in pellegrinaggio in quella terra sacra, bellissima e fragile, quando tutto ha cominciato a tremare. Il parroco viareggino era sul pulpito alle 19.10, stava terminando la messa. «Poi un boato – racconta Don Luigi –, la scossa e un fumo di polvere ci ha avvolti». Qualcuno cercando di mettersi al riparo, e per raggiungere velocemente l’uscita dalla basilica è scivolato. Altri sono rimasti immobili, paralizzati dalla paura ad attendere che il mondo sotto i piedi si fermasse. E non era ancora tutto. Dopo la prima scossa la comitiva viareggina aveva deciso di rientrare subito, con un giorno d’anticipo in città. «Abbiamo raggiunto l’hotel, fatto i bagagli – prosegue Don Luigi –. E quando attendevamo notizie sullo stato delle strada che avremmo dovuto percorrere è arrivata la secondo scossa». Più potente, ancora più devastante: il sismografo alle 21.19 segnerà magnitudo 5,9. A quel punto la decisione di fermarsi, imboccare la via del ritorno sarebbe stato troppo pericoloso. E poi c’era da lasciarla libera per i soccorsi. L’unica premura possibile, per chi si sentiva impotente. «Una parte del gruppo ha deciso di tornare in albergo. Ma la maggior parte della comitiva ha preferito provare a riposare sul pullman, infondo – aggiunge Don Luigi – questo sembrava il luogo più sicuro». E intanto la radio cominciava a passare le prime, sconsolanti, notizie. Notizie di macerie, di sfollati, di disperazione. Ma il terremoto, stavolta, sembrava aver risparmiato le vite. Anche se la terra, ad intervalli regolari, ha continuato a tremare per tutta la notte. Trascorsa pregando, e aggiornando le famiglie che a Viareggio chiedeva continue rassicurazioni.

SOLO alle prime luci dell’alba ieri i motori dei pullman Montaresi si sono rimessi in funzione, e costeggiando il monte Meraviglia la comitiva ha poi imboccato l’autostrada. Alle 13.30 l’arrivo nel piazzale di Santa Rita, al Campo d’Aviazione. Tutte le tensioni si sono sciolte negli abbracci, anche nei sorrisi. Quelli che nascono spontaneamente tra familiari, nel rivedersi, ritrovandosi. «Ma non possiamo lasciarci la sofferenza degli umbri e dei marchigiani alle spalle – aggiunge Don Luigi –. Questa esperienza ci legherà tutti a quella terra del Signore, per cui continueremo a pregare e con la quale resteremo solidali. Mettendoci a disposizione, per ricostruire il futuro».