
Contestazione Bohème Sarà Manlio Benzi a dirigere l’opera Veronesi chiede i danni
di Martina Del Chicca
"Quando men vo soletta per la via..." Canta Musetta con civetteria per riconquistare l’attenzione del pittore Marcello. Scena che, dopo le baruffe amorose, si conclude con un abbraccio che cancella ogni distanza. Non ci sono seducenti parole, e nemmeno la minaccia di azione legali, con le quali il maestro Alberto Veronesi possa invece riconquistare il suo posto sul podio di “Bohéme“, alla direzione dell’orchestra del Pucciniano che nella notte della prima ha diretto bendato (o quasi). In protesta contro la simbologia "ipercomunista" (come l’ha definita) che caratterizza l’allestimento dell’opera, immaginata nel maggio francese dal regista Cristophe Gayral e spinta dalla rivoluzionaria scenografia di Cristophe Ouvrard, si è tappato gli occhi "per non vedere questo scempio". Ha gridato al pubblico prima di dare l’attacco. La Fondazione Festival Puccini, dopo aver annunciato provvedimenti contro il maestro Veronesi per quella contestazione alla contestazione, ha proceduto ieri alla sua sostituzione. Fine primo atto.
Sul podio, nelle repliche di Bohéme in programma al Gran Teatro il 29 luglio, 10 e 25 agosto, salirà dunque il maestro Manlio Benzi, apprezzato musicista riminese attivo anche come compositore, con alle spalle una importante carriera in Italia e all’estero. Alla sua prima volta, e che prima volta, sulle sponde del lago di Puccini. "Siamo certi – dichiara il presidente del Festival Puccini, Luigi Ficacci– che dopo aver portato a termine la prima, con soddisfazione del pubblico che ha applaudito lo spettacolo, in una serata che per il provocatorio comportamento del direttore sarebbe potuta essere un disastro, le prossime rappresentazioni del Festival Puccini saranno in grado di regalarci intense emozioni, quelle della musica, dello spettacolo e non di false messinscene".
Secondo atto. Emozioni, intense, le promette anche il maestro Veronesi. Ieri mattina ha infatti dichiarato che si presenterà comunque sul podio del Pucciniano, e "con la mia benda – ha specificato. Se non mi faranno dirigere chiederò i danni". "In questo incarico non c’è la pregiudiziale di fiducia, non mi interessa avere la fiducia di questo presidente. Se decidi di fare propaganda politica -ha aggiunto Veronesi - allora la fai con la par condicio". E torna sul licenziamento: "Motivato con un ritardo alle prove che non c’è stato, ho documenti che lo testimoniano, e per il quale tra l’altro mi hanno già sanzionato. E poi per delle dichiarazioni sulla recita che avrei fatto a Roma". Durante la conferenza stampa in cui il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, appresi i contorni in cui si sarebbe ambientata la Bohème dei due Cristophe, ha invitato Veronesi a posare la bacchetta. "Peccato che io non abbia detto nulla su quello, anche perché mi avevano diffidato di parlarne. La ragione giuridica, dunque, non c’è. Mi dicono che sono inadatto? L’esecuzione è stata perfetta, senza sbavature. La verità – prosegue – è che è una vendetta politica. Ci sono membri del Cda (in Fondazione ndr) che hanno perso alle passate amministrative di Lucca, motivo per il quale non mi fu rinnovato il contratto". "Mi stanno licenziando per una mia opinione e questo è un fatto grave - conclude Veronesi -. Per questo incarico ho rinunciato ad altre proposte, se me lo tolgono mi arrecano un danno".
Terzo atto. Quasi centovent’anni e la Bohème, eterna, è finita "in tendenza" anche sui social come un tormentone. Una minigonna, il pugno chiuso, la benda nera e in quest’estate bollente il melodramma di Rodolfo e Mimì è diventato più scandaloso di “Lei che bacio lui, che bacia bacia lei, che bacia me...“, conquistando paginate di giornali, anche internazionali, l’attenzione totale della critica e la curiosità del pubblico più distante dalla lirica. E altro che disdette, i numeri della biglietteria crescono.