Con quegli occhi allegri... Accogliendo l’ultima volata

La città si è radunata intorno al traguardo, come un martedì grasso tinto di rosa. Il mare in burrasca e le aiuole fiorite diventano una meravigliosa cartolina.

Con quegli occhi allegri...  Accogliendo l’ultima volata

Con quegli occhi allegri... Accogliendo l’ultima volata

di Martina Del Chicca

Con “quegli occhi allegri da italiano in gita“. Gli stessi che aspettavano di veder spuntare Gino Bartali, in piedi sui pedali, fuori dall’ultima curva. Perché cambiano i profili dei campioni, gli ingranaggi delle marce, le fibre delle intelaiature delle biciclette, ma gli occhi di chi aspetta il brivido stordente di un lampo, in cima ad un paracarro, su un poggio o sulla linea del traguardo, sono sempre quelli. Allegri, da viareggini al Carnevale (parafrasando il grande Paolo Conte). Perché mentre il mondo gira, sembra che con il Giro d’Italia il tempo si fermi. Immobile, davanti a quelle rincorse forsennate che scaldano il Paese da 106 anni.

Forse le strade, asfaltate di fresco per la grande occasione, che la tv ha trasformato in cartolina rubando il fascino dell’immaginazione alla radio, sono meno impolverate di quelle su cui Coppi e Bartali si davano battaglia. Gadget, maxischermi, animazioni hanno trasformato l’arrivo in un show. Ma "La fatica muta e bianca non cambia mai". E tutto accade ancora vicino, a pochi metri dal naso.

Oggi come nel 1909, quando Viareggio ha ospitato per la prima volta un arrivo di tappa della corsa, o l’ultima nell’82. Così, sospesa in giorno senza tempo, la città ha vissuto il suo martedì rosa. Che pareva Grasso (anche per il meteo). Svegliata all’alba dall’uscita del carro "Una storia fantastica" di Jacopo Allegrucci dagli hangar della Cittadella, e conclusa con i ciclisti sparati in piazza Mazzini, come fuochi d’artificio, verso la maglia rosa. Grondanti di pioggia e di sudore. Di prosecco o delusione.

In due chilometri appena, quello che ha percorso la carovana del Giro sul nostro suolo, Viareggio ha concentrato tutte le sue anime. Quella leggera di cartapesta, quello leggendaria dei palombari e quella operosa dei cantieri di là dal molo. Ha mostrato le aiuole riordinate di fresco, da località balneare, e il suo mare in burrasca, come lo spirito della gente del porto E tra tanti “occhi allegri“, sbucati fuori dal saliscendi degli ombrelli accalcati a bordo strada, anche gli occhi tristi di chi da 14 anni attende giustizia, e che ha colto l’occasione offerta dalla ribalta mondiale per chiederla in nome delle 32 vittime della strage ferroviaria del 29 giugno 2009.

Il Giro d’Italia è anche questo, sfiora storie e paesaggi insieme. Un racconto a pedali che celebra l’ostinazione, ma non nasconde le cadute. È una festa strapaesana, a cui finisci per aggregarti. Con un palloncino rosa in vetrina, sfornando per l’occasione un budino di riso dedicato proprio a Bartali, prendendo sulle spalle tua figlia come aveva fatto tuo padre. Arrivando in bicicletta, come ha fatto il ct campione del mondo Marcello Lippi. E in questa volata di emozioni finisci di perderti sul più bello. Sul lampo "Ma chi ha vinto?" “Zazzarazaz, Zarrarazaz, Zazzarazaz...“