
"Ci fate aprire o no?". Balneari azzoppati dal nodo delle deroghe alle attività stagionali
"Anno bisesto, anno funesto". Prova a sdrammatizzare con una battuta il presidente dei balneari Tommaso Magnani (nella foto in basso). Ma la verità è che la stagione 2024 si sta avvicinando e porta con sé con diverse gatte da pelare. Restando focalizzati sul lavoro in partenza, sono almeno tre i fronti aperti.
Il primo riguarda la possibilità di essere operativi già per Pasqua, ad oggi tutt’altro che scontata. Alcuni stabilimenti hanno iniziato i consueti lavoretti che anticipano la preparazione vera e propria della spiaggia: manutenzioni, verniciature, qualche piccolo intervento di falegnameria. Operazioni che muovono artigiani, professionisti e soldi. L’obiettivo è riuscire ad aprire, almeno parzialmente, in vista della Pasqua, che quest’anno cade prestissimo: domenica 31 marzo. Tuttavia, "la stagione balneare dura dal 15 aprile al 15 ottobre – spiega Magnani –; per questo, stiamo cercando di lavorare con l’amministrazione per vedere se c’è la possibilità, a livello normativo, di accogliere i clienti già per Pasqua". Nei giorni scorsi c’è stato un incontro preliminare in municipio, a cui Magnani ha partecipato in veste di presidente dell’associazione balneari viareggina.
"Il problema non riguarda tanto l’attività balneare – spiega –, quando la somministrazione di alimenti e bevande. C’è stato un cambiamento a livello interpretativo e vorremmo capire con gli uffici comunali a cosa sia dovuto. Durante il periodo di Carnevale, ad alcuni stabilimenti sono stati elevati dei verbali, e non per la somministrazione di alcol ai minorenni, che sarebbe pure un provvedimento sacrosanto: piuttosto, per questioni di licenza che riguardano l’apertura di bar e ristoranti. Evidentemente, c’è una nuova interpretazione da parte del Suap: vogliamo certezze su queste novità".
Il secondo fronte aperto – che pare aggravarsi ogni anno che passa – è quello del reclutamento del personale. E poi c’è un terzo problema, che rappresenta una novità assoluta: "L’Asl, da quest’anno, ha dato una interpretazione restrittiva delle norme che regolano l’uso dell’acqua potabile – spiega ancora Magnani –; tradotto, significa che negli stabilimenti balneari, da ogni punto acqua dovrebbe sgorgare dell’acqua potabile, anche dai lavapiedi".
Le considerazioni che emergono, dal punto di vista dei balneari, sono (soprattutto) due: "Da sempre, per lavare i piedi e per le docce in riva al mare si usa l’acqua dei pozzi, e questa pratica non ha mai dato dei problemi dal punto di vista sanitario. Inoltre, bisogna pensare al risparmio di una risorsa importante come l’acqua. Ora la chiamano ’oro blu’, e vorrei ricordare che appena due anni fa, a causa della siccità, Gaia vietò di usare l’acqua potabile per le piscine. Che si fa, togliamo l’acqua dalle abitazioni per far lavare i piedi ai bagnanti? In un momento in cui siamo giustamente orientati al risparmio, chiedere agli stabilimenti di usare un bene così prezioso per attività che non hanno mai determinato dei problemi sanitari ci sembra eccessivo. Senza contare che le analisi per la potabilità vengono eseguite dall’unico laboratorio che Asl ha in provincia di Lucca: tra poco parte la stagione, ce la fanno a garantire 450 certificazioni, perché tanti sono gli stabilimenti in Versilia, in così poco tempo?".
Sulla vicenda dell’acqua potabile si è esposto il consigliere regionale della Lega Massimiliano Baldini: "Chiederemo di discutere il tema dei pozzi già al prossimo consiglio regionale del 12-13 marzo – commenta –; non si può far cassa usando le imprese come bancomat".