
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, dopo le nascita dei veglioni, fu istituito “Il Comitato del Carnevale”. E così comparve la prima rivista “Viareggio in maschera” e nacque la canzone ufficiale “Il Carnevale a Viareggio”, ossia “Sù la coppa di Champagne”. Nello stesso periodo, iniziò a diffondersi anche il teatro carnascialesco, ossia la “Festa della Canzonetta”, che ci ha accompagnato fino ai nostri giorni sfornando sul palco diversi talenti: da Vittorio Cinquini detto “Tubino” a Tony Filippini fino ai grandi Egisto e “Il Casani”, senza scordarci Foffo Martinelli e Claudio Morganti. Proprio il Morganti, sempre sulla breccia con la “Burlamacco ‘81” è un figlio d’arte, perché il padre Antonio (a cui sono intitolate la scuola al Marco Polo e un via al Campo d’Aviazione) lavorò a fianco del Malfatti come sceneggiatore e ha realizzato addirittura un film con Aldo Fabrizi. “Dopo lo stop del 2021 – racconta il divertente Claudio - quest’anno siamo pronti per festeggiare i 40 anni della compagnia ma questa incertezze ci frenano, per ora siamo in stand by. Il copione è già pronto, vedremo”.
Tu che hai vissuto il boom degli ‘80 e ‘90, ci parli della Canzonetta oggi?
“La vera canzonetta nasce con il format sketch più canzone, poi il Casani ha realizzato la commedia musicale. Noi siamo nati con le canzonette dei rioni, quando ognuno portava la sua scenetta: all’epoca nacquero i Coltellacci e le Minonne del Barghetti. Noi rappresentavamo la Vecchia Viareggio: c’erano Egisto Olivi, Alessandro Bonuccelli, il Cucchiar che scriveva testi e canzoni. E poi ancora Vittorio Giusti, Franz Arrighini e il Vannucchi, che era un dirigente del Viareggio. Ma non dimentichiamoci del Marco Polo con il Lisi, la Croce Verde, I 4 Venti, la Migliarina e il Varignano con Pierino Ghilarducci. Quando io e Alessandro facemmo ’Stanlio e Ollio’ venne giù il Politeama”.
Del Casani cosa dici?
“Era un viareggino, un po’ come me, un viareggino che sul palco ti racconta la città, con i suoi pregi e soprattutto i difetti. A parte me, che ’odio’ i lucchesi...”.
Egisto?
“Era un poeta, un Maestro, egocentrico e bravissimo. Le sue canzoni e le sue scenette sono rimaste nel cuore di tutti i viareggini”.
E Foffo?
“Lui è veramente l’attore, il Gigi Proietti di Viareggio. Quando fece il ’briao’ che parlava con il monumento del Viani fu l’apoteosi, quando portò sul palco Desdemona e Otello si prese 5 minuti di applausi consecutivi”.
Dimentichiamo qualcuno?
“Non dimentichiamoci del Valleroni e del grande maestro Luciano Maraviglia, che ha diretto tutte le canzonette degli anni d’oro. Anni nei quali arrivammo a fare 16 serate sold out per 16mila presenze, record italiano di spettatori per una compagnia amatoriale”.
Come mai adesso c’è poco ricambio tra i giovani?
“A parte Luca Bonuccelli, che ha poi smesso comunque, all’orizzonte c’è poca gioventù. Probabilmente è una questione generazionale, i ragazzi non sanno neppure cosa sia la Canzonetta, ci seguono dagli anta in su. Noi andiamo avanti con il nostro gruppo collaudato”.
Quindi?
“Ci sono le commedie del Toncelli con Paolo Masini e il Bonanni, Bobo Pasquinucci e il suo gruppo che fa rivivere le scenette del Casani e il Darsenasciò. Consiglio a tutti il libro ’Non erano solo canzonette’ di Mazzolini pubblicato recentemente che parte dagli anni Venti e prosegue da dopoguerra ad oggi”.
Come vedi il futuro della manifestazione?
“Mezzo positivo. Lora è una bomba ad orologeria e andrà avanti finché sta in piedi, io un po’ lentamente ci sono, Mazzolini è un 10 come spalla, Cagnolo fa le sue belle comparse, come anche la moglie Ilaria, i giovani sono i benvenuti… Io ho proposto di far fare un concorso per uno sketch nelle scuole superiori per riavvicinare i ragazzi”.
Ha ancora un senso fare la Canzonetta del Carnevale?
“Per me è portare una ventata di entusiasmo sul palco. Io sono un viareggino che ama la sua città e vuole trasmettere questo agli spettatori”.
Dario Pecchia