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Badanti e colf, crescono i salari Per loro 2mila euro in più all’anno

Da mercoledì è in vigore l’adeguamento del contratto nazionale che prevede uno scatto del 9%

Colf e badanti, ma pure baby sitter: sono le professionalità che si troveranno in busta paga un aumento del 9,2 per cento nel 2023, mentre le indennità di vitto e alloggio cresceranno di 11,5 punti percentuali. "Il nuovo contratto prevede l’adeguamento dei minimi retributivi dell’80 per cento delle variazioni del costo della vita rilevate dall’Istat al 30 novembre – spiega il segretario generale provinciale della Filcams Cgil Massimo Lucchesi – e un aggiornamento pari al 100 per cento per i valori convenzionali del vitto e dell’alloggio".

Tradotto in termini pratici, il ritocco si quantifica secondo Assindatcolf in un aumento su base annua di circa 1.750 euro in busta paga. Il miglioramento è scattato in automatico, dal momento che è saltato il tavolo di contrattazione avviato al Ministero del Lavoro. Su base mensile, già dalla prossima busta paga gli operatori del settore dovrebbero trovarsi in tasca una cifra che la Cgil ha calcolato tra i 61 euro per il livello più basso e i 115 euro per i lavoratori più qualificati e le professionalità che convivono con il paziente di riferimento. E dunque, alla fine dell’anno, la boccata d’ossigeno per colf e badanti si attesterà tra i 700 e i 1.200 euro. Dal punto di vista della paga oraria, lo scatto contrattuale si traduce in una forbice che va da un minimo di 44 centesimi in più per i livelli più bassi a un massimo di 79 centesimi l’ora per i livelli apicali.

Sull’altro piatto della bilancia, c’è il fatto che in parecchi casi gli aumenti graveranno sui bilanci di famiglie che si troveranno a dover affrontare l’inflazione alle stelle con stipendi rimasti al palo, e dunque con difficoltà sempre crescenti a far quadrare i conti. "L’impatto inevitabilmente ci sarà – spiega ancora Lucchesi – però è evidente che il settore a cui facciamo riferimento riveste un’importanza enorme. Colf, badanti e baby sitter prestano servizi essenziali per la società ed è giusto che vengano retribuiti degnamente. Nel loro caso, oltre tutto, secondo me è più giusto parlare di sostenibilità: voglio dire che queste mansioni raggiungono una giusta dignità se sussiste un equilibrio con le mansioni".

Ma quanto impatta il lavoro domestico in termini quantitativi? Di sicuro, non è un settore da trascurare: la Cgil ha a disposizione i dati su base provinciale, aggiornati al 2021, che testimoniano come il numero di impiegati tra colf, badanti e baby sitter sia rimasto pressoché costante negli ultimi 10 anni: nel 2013 erano 8.314, mentre nel 2021 erano 8.378. Ovviamente, si parla delle posizioni regolarmente registrate, al netto del ’grigio’ che può serpeggiare in rapporti di lavoro di questo tipo. E anche nelle annate intermedie, il numero di impiegati non è mai scesso sotto le 7.500, con una media di circa 7.800 persone. Tradotto, significa che oltre il 2 per cento della popolazione provinciale svolge mansioni riconducibili al lavoro domestico: considerando poi le relative famiglie, si può avere un’idea dell’impatto che quel centinaio di euro in più al mese potrà avere nel contrasto all’inflazione che continua a mordere le fasce più fragili della popolazione.

DanMan