ELEONORA PRAYER
Cronaca

"Mia figlia mi ha parcheggiato qui". La solitudine di Massimo nella Rsa

L’anziano padre si sfoga con la nostra cronista e racconta come la sua vita ora sia piena "di solitudine"

Un anziano in una Rsa (Foto repertorio Ansa)

Viareggio, 28 giugno 2023 - Viaggio nelle Rsa, il capolinea degli anziani. Accompagnati dai volontari dell’Avo, uomini e donne, che per puro spirito di solidarietà dedicano tempo a malati e anziani, ci siamo addentrati nell’universo delle residenze sanitarie assistenziali, e abbiamo incontrato Massimo, il nome è di pura fantasia, che ha voluto raccontarci la sua storia e soprattutto i suoi rimorsi e i suoi rimpianti.

“Mesi fa mia figlia mi ha parcheggiato e abbandonato in questa residenza per anziani, io non ero d’accordo. Ora mi sento solo e ripenso spesso al passato. Un passato che, pur tra mille rimpianti, è meglio di questo maledetto presente. Da quando sono arrivato, infatti, non sono riuscito a parlare con gli altri ospiti a causa della comune ipoacusia e poi – spiega Massimo – perché ognuno è immerso nei propri pensieri. Per fortuna vengo avvicinato da una volontaria, ma sono brevi incontri di routine. Anche i programmi televisivi, che prima mi facevano compagnia, non mi interessano più. Passo le giornate in completa solitudine. Ripenso al passato – ribadisce - perché non voglio pensare al lugubre futuro che mi aspetta: qui sono entrato in posizione verticale e da qui uscirò in posizione orizzontale. Inoltre, da ateo, credo che la morte sia la fine di tutto: non ho nemmeno lo sfogo consolatorio delle religioni. Ho letto per caso quel che scriveva un antico poeta iraniano, Sa’ di Gulistan. Egli narrava che ogni giovane ha due vasi: uno è quello dei sogni (che è pieno) e l’altro è quello dei rimpianti (che è vuoto). Col passare degli anni si svuota quello dei sogni e si riempie quello dei rimpianti".

“Beh, nel mio caso il vaso dei rimpianti trabocca e l’altro è scarico da anni. Ahimè – sussurra Massimo – qui sono disoccupato ogni giorno e per tutto il giorno e penso al passato. Ho il rimpianto di aver dato con rabbia dei calci a Putipù che guaiva poco prima di morire, era il mio vecchio bastardissimo, non profumatissimo ma intelligentissimo cane, fratello d’infanzia, che talvolta mi infastidiva con interminabili effusioni di affetto". "Ho il rimpianto – continua – di avere, con risibili scuse, trascurato mio padre, quando negli ultimi giorni mi chiedeva di stargli vicino. E ancora ho il rimpianto di non aver fermato, quel giorno, Elvira, che piangendo se ne andava via per sempre. Ho il rimpianto di non aver dedicato più tempo a mia figlia. Lei tanti anni fa, conoscendo la mia scarsa fantasia, si accontentava di sentire ogni sera, a letto, la stessa favola. Al mio rientro si nascondeva dietro la porta per “catturarmi” ed obbligarmi a fare i girotondi. Ora non è più così. Ho tanti, tanti rimpianti – conclude Massimo -. Saranno solo loro a tenermi compagnia, fino alla fine".

La storia di Massimo è una fra le tante che si possono ascoltare nelle Rsa, comunità che rappresentano un po’ il confine tra vita e la morte e gli anziani che vi entrano sanno bene di essere giunti alla frontiera. Per fortuna ci sono le associazioni di volontariato che portano un po’ di conforto a chi ormai ne ha ben poco. "Ogni persona che incontriamo – raccontano i volontari dell’Avo Versilia – sta lottando con i propri problemi, noi non possiamo risolverli, ma con gentilezza possiamo incoraggiarli a non rinunciare. Siamo una presenza amichevole per malati e anziani per offrire loro calore umano, dialogo, aiuto morale e per aiutarli a lottare contro la sofferenza e la noia".