Tommaso
Strambi
Così al grido “rivoluzionario“ "non voglio vedere certe scene", al Gran Teatro Puccini è andata in scena la contestazione della contestazione. Non un gioco di parole, ma un atto di rottura rispetto all’allestimento costruito dal regista francese Christophe Gayral e dallo scenografo Christophe Ouvrard. Il perché di una simile scelta il maestro Veronesi ce la spiega in un’ampia intervista sulle pagine di QN. "Niente a che fare con l’invito arrivato dal mio amico sottosegretario Vittorio Sgarbi", puntualizza. Piuttosto "in dissenso verso un allestimento della Bohème che tradisce i valori universali di Puccini". Nessuna crociata anticomunista o antisessantottina, dunque. Una valutazione tecnica su un’opera che nel corso di un secolo ha visto mille trasposizioni. Alcune riuscite, alcune meno. Alcune centrate, altre troppo fantasiose. Alcune apprezzate, altre meno. Ma “de gustibus non est disputandum“. La Bohème di Puccini è un’opera da sempre universale che più di altre si avvicina, per esempio, al musical. E gli esempi potrebbero continuare. In fondo il genio di Puccini è proprio questo: superare e travalicare i confini spazio-temporali. Ecco perché al maestro Veronesi va riconosciuto un merito al di là della valutazione sulla sua scelta. Il suo è stato un colpo di scena. Tipico dell’estro geniale o del pensiero divergente. Con un colpo di “benda“ (anziché di bacchetta) è riuscito a far parlare della Bohème andata in scena al Festival Pucciniano oltre i confini del Lago. Perché altrimenti nessuno forse se la sarebbe filata. Anzi. Le critiche, a partire da quelle sui disallineamenti dal libretto delle parole e delle scene, la stroncano. Così come ha fatto il pubblico più erudito che venerdì sera ha riservato i fischi e le grida ("buffone") al regista e allo scenografo, che al direttore d’orchestra Veronesi. Insomma come un Peter Pan dei nostri giorni il maestro Alberto Veronesi in comunicazione ha fatto centro. Poi potete discutere a giornate e accapigliarvi sul resto. Ma lui ha comunque vinto. "Tutto il resto è noia".