
Francesco Romani
Viareggio, 11 novembre 2021 - Il Maestro Francesco Romani era una di quelle persone che valeva la pena conoscere e scambiarci quattro chiacchere. Quattro chiacchere che poi si sarebbero potute moltiplicare all’infinito perché lui era davvero un pozzo di sapere. Non solo di sport. Parlava di tutto. Parlava di vita vissuta. Di esperienze. Non si stancava mai. Né stancava gli interlocutori perché le sue parole contenevano sempre anche insegnamenti e consigli per la vita quotidiana.
Un personaggio vero, insomma. Un Maestro, questo sì con la M maiuscola che se n’è andato a 88 anni - oggi pomeriggio alle 14,30 nella chiesa di Sant’Andrea saranno celebrati i funerali - lasciando in eredità i ricordi di una vita vissuta da grande protagonista nel mondo ricco di suggestioni qual è quello delle arti marziali. Francesco Romani è stato un numero uno a livello nazionale. Non è un’esagerazione se si pensa che negli anni ‘80, quando la sua palestra Budokan era più che mai sulla cresta dell’onda, la stella cometa di tutto il movimento toscano, la rivista cult giapponese delle arti marziali gli dedicò un ampio servizio. Ovviamente il Maestro Romani ne fu orgoglioso. Un orgoglio che voleva sempre condividere con i suoi allievi. Ci sarebbe da chiedersi quanti giovani e ora meno giovani sono passati sotto la sua guida, imparando i segreti del judo, del karaté e dell’aikido, ma soprattutto crescendo seguendo quelle lezioni di vita che erano incorporate naturalmente negli insegnamenti quotidiani.
Di un fatto, Francesco Romani era particolarmente orgoglioso e non perdeva occasione per ricordarlo: i primi maestri giapponesi venuti in Italia a tenere corsi di aggiornamenti di arti marziali, la tappa numero uno era stata la palestra Budokan di Viareggio. Era come se gli avessero consegnato una medaglia. E lui di medaglie e riconoscimenti, da atleta, da dirigente, da allenatore e da arbitro, da organizzatore di eventi (fra questi la Coppa Carnevale al palasport di Viareggio), avrebbe potuto riempire una stanza intera molto grande. In due occasioni era stato premiato anche dal nostro giornale con l’Oscar Versiliese dello Sport e nel nuovo millennio aveva anche ricevuto il massimo riconoscimento del Coni. Una carriera sportiva da applausi.
Alla passione per le arti marziali - giusto per non stancarsi - abbinava anche quella per la montagna. In più occasioni aveva fatto parte anche della squadra del Soccorso Alpino, sempre pronta ad intervenire sulle vette e sui sentieri innevati per salvare qualcuno oppure - purtroppo - per recuperare... chi non ce l’aveva fatta. Una dedizione assoluta, quello spirito di servizio che faceva parte del suo carattere. “Nella mia carriera di allenatore - aveva detto in occasione dell’ultima premiazione dell’Oscar dello Sport al Liberty Disco Club - ho visto crescere ed affermarsi molti giovani non solo nello sport. E quando li incontro e mi salutano con grande affetto, ricordando le fatiche degli allenamenti e le gare, sono contento come se avessi vinto un’altra medaglia".
Giovanni Lorenzini