"E’ un riconoscimento che arriva in un momento particolare della vita, dopo la perdita di mia madre, Paola, filosofa e psicoterapeuta, esempio di apertura agli altri". Vittoria Ferdinandi, 34 anni, è tra gli “eroi sociali” del 2020 "per il suo contributo nella promozione di pratiche di autonomia e di inclusione sociale per i malati psichiatrici".
La giovane direttrice del ristorante (e centro polifunzionale) “Numero Zero” è tra i 36 insigniti dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella – nel suo caso col titolo di Cavaliere al merito della Repubblica – "per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute". L’altruismo e la predisposizione all’ascolto sono dunque nel dna di famiglia, ma nel percorso di Valentina c’è anche la laurea in Filosofia e scienze tecniche e psicologiche. "Quando uno studia psicologia – afferma – una domanda se la deve fare. Ed è questa: “la società quanto riesce a fare per sanare le ferite della malattia mentale?“. La fortuna è stata che la mia strada si è incrociata con quella di due associazioni che hanno condiviso il progetto, in una città che ha una lunga tradizione in materia. Non dimentichiamo infatti che siamo stati i primi a chiudere i manicomi e ad impegnarci per una salute mentale che partisse dal presupposto del reinserimento sociale dei pazienti psichiatrici".
La storia del locale: Numero Zero ha aperto nel novembre del 2018 e nasce all’interno di un centro diurno. E’ un’impresa etica, che produce oltre agli utili valori, condivisione e benessere. Impiega un gruppo di ragazzi e ragazze (il 50% del personale) che soffrono di disturbi mentali di diversa entità e che si alternano tra cucina, sala e bancone. "L’iniziativa – racconta Vittoria (nella foto con i colleghi) – è nata per cercare di costruire un luogo di possibilità concreta per il reinserimento sia sociale sia lavorativo dei malati psichiatrici alla luce dell’evidenza che per questi soggetti il lavoro non esiste o, se esiste, si tratta per lo più di mansioni decentrate rispetto alla socialità e alla comunità. Qui da noi i ragazzi sono messi in rapporto con la clientela e in interazione con i colleghi. Il lavoro è retribuito e questo aspetto costituisce un perno fondamentale per il supporto alla costruzione dell’identità, di un ruolo sociale e di relazioni significative all’interno della comunità, fuori dall’istituzione psichiatrica. Insieme ai ragazzi indossano il grembiule anche operatori e psicologi dell’associazione RealMente, che ha ideato il progetto in collaborazione con la Fondazione La città del Sole – Onlus che ha preso in locazione lo spazio nel centro storico di Perugia. Il locale ha aperto anche grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e della Brunello Cucinelli spa. La nostra attività – conclude Vittoria – è un’impresa ma soprattutto un luogo in cui si promuove la cultura della diversità intesa come patrimonio di inestimabile ricchezza".
Il messaggio: proprio per questa sua caratteristica di onlus, Numero Zero durante il lockdown non ha ricevuto alcun aiuto. Non può rimanere aperto a pranzo e non può praticare l’asporto. Vittoria ammette che se non fosse per il supporto de La città del Sole il locale non avrebbe futuro. E allora viene spontaneo chiedersi: ok una medaglia sul petto alla direttrice, a quando un “riconoscimento“ materiale per sostenere l’attività di questo laboratorio di vita?
Silvia Angelici