
Tutelare prima di tutto la vittima. Poi essere presenti, anche fisicamente, e rapidi nell’emissione di un’eventuale misura cautelare. Scongiurare la cosiddetta "vittimizzazione secondaria" affinché i soprusi subiti non finiscano per essere taciuti per vergogna. Le direttive in materia di violenza di genere sono state messe nero su bianco dal procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, che ha emanato una direttiva per "orientare e uniformare l’interpretazione della normativa", entrata in vigore nei giorni scorsi, che va a modificare i poteri del procuratore in materia di assunzione di informazioni dalle vittime di violenza domestica e di genere.
Nella direttiva si invitano i procuratori del distretto a dare piena attuazione alla modifica, ponendo come obiettivo la tutela effettiva della vittima. Sia con la presenza fisica dell’autorità giudiziaria in favore della persona denunciante sia mediante la concreta valutazione del rischio segnalato. Per quanto riguarda la rapidità nel decidere eventuali provvedimenti, "nei reati di codice rosso, quali lo stalking, maltrattamenti in famiglia o la violenza sessuale appare necessario che il magistrato della Procura della Repubblica, assegnatario del fascicolo, qualora ritenga che gli elementi addotti a sostegno della denuncia siano sufficienti a integrare il contenuto di una richiesta di misura cautelare, manifesti espressamente al procuratore della Repubblica, nel termine di tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, la decisione di chiedere una misura cautelare". In questa ipotesi, tre giorni è anche il tempo indicato per formulare la richiesta stessa. "Qualora invece il magistrato della Procura della Repubblica ritenga, nel termine di tre giorni, di dovere assumere informazioni dalla persona offesa o da chi ha presentato denuncia, querela o istanza, il contenuto delle informazioni da acquisire non deve essere la mera ripetizione di quanto già segnalato nell’atto introduttivo del procedimento, ma costituire un solido ventaglio narrativo, idoneo ad integrare eventuali lacune istruttorie ed in ogni caso idoneo a fornire elementi concreti su cui effettuare la valutazione del rischio nello specifico caso" sottolinea ancora la Procura generale. Inoltre, sarà compito dei procuratori comunicare ogni tre mesi al procuratore generale i criteri ispiratori e le linee guida adottate, e informarlo sul rispetto dei termini.