
di Patrizia Peppoloni
FOLIGNO
Elia Tortorini, 37 anni, folignate, cineoperatore, è da poco tornato dalla Turchia, dove ha lavorato per la Rai, con l’inviato Giuseppe La Venia, per documentare la devastazione prodotta dal terremoto. Approdato ad Adana, si è spostato poi ad Antiochia e in altri luoghi colpiti dalle potentissime scosse sismiche, viaggiando con i soccorritori della Protezione civile e dei Vigili del fuoco impegnati nelle operazioni di ricerca e soccorso. Da quei luoghi feriti è tornato con ricordi indelebili e ne parla con emozione, quasi con pudore. Ricorda gesti, sguardi, volti che arrivano al cuore come una "coltellata d’amore" inaspettata e lasciano il segno.
C’è un episodio che l’ha colpita particolarmente durante i reportage in Turchia?
"Mi tornano in mente dei ragazzi incontrati lungo la strada per Alessandretta – racconta – con addosso i segni del passaggio tra le macerie, con i capelli impolverati che ci guardavano insistentemente quando ci siamo fermati in quel che restava di una stazione di servizio. Erano seduti vicino a noi e all’inizio quegli sguardi insistenti mi hanno fatto pensare a qualcosa di ostile, al fatto che forse le nostre telecamere potessero disturbarli, non avrei immaginato quello che è successo dopo: si sono avvicinati e uno di loro ci ha pagato il pranzo. Lui, in quella situazione, ha pagato il pranzo a noi. Questo mi ha toccato profondamente, mi ha ’pugnalato’ al cuore nella maniera più dolce. Un gesto meraviglioso che mi ha annichilito".
Che situazione ha visto sul fronte dei soccorsi?
"La situazione generale era devastante ma i soccorritori hanno fatto l’impossibile. Vigili del fuoco, Protezione civile, tante casacche che si muovevano tra le macerie per aiutare oltre ogni limite umano. Cercavano di rispondere a tutti senza risparmiarsi, senza riposarsi, correvano ovunque e scavavano in ogni modo tra le macerie. Noi eravamo sul posto a documentare ma loro hanno lavorato a ritmi incredibili. In giro c’era solo polvere, mancava l’elettricità, l’acqua, col rischio anche che le falde fossero contaminate. Le ambulanze non si fermavano mai, la gente rimaneva giorni sotto le case crollate sperando che ci fosse ancora qualcuno vivo".
Come ha reagito la popolazione colpita dal terremoto?
"Mi sono trovato di fronte al buon cuore di queste persone, stanno affrontando la situazione in modo commovente, ne ho viste tante con il mio lavoro ma una situazione del genere è scioccante. Figuriamoci quello che possono aver vissuto i vigili del fuoco o gli operatori sanitari, sono stati monumentali, ho documentato l’orgoglio di una nazione. E anche se Batman non esiste sai che in certi momenti ti puoi affidare a qualcuno e sapere che ci sono persone così, questo non può che rincuorare. Se vogliamo siamo forti. Ma in Turchia le scosse sono proseguite, la gente continua a lavorare tra le macerie, non si ferma".
Le è capitato di assistere a qualche salvataggio?
"Ho assistito al salvataggio di un ragazzo di 26 anni estratto vivo dalle macerie. Era un giovane papà, penso fosse il quarto giorno dal sisma. Di questa esperienza mi rimarrà stampata in testa una cosa: che ci sono persone capaci di cose incredibili".
Cosa le ha lasciato questa esperienza?
"La consapevolezza di quanto sia enorme questo disastro. Tornato a casa e ritrovati i miei confort, ho capito con più chiarezza l’immensa tragedia che avevo visto, quanto sia stato devastante quello che è accaduto, che incredibile numero di morti abbiano prodotto quelle scosse di una potenza inaudita. Quello che sta passando quel popolo è una cosa enorme, per questo, anche ripensandoci, è ancora più incredibile, grandioso, aver trovato certi gesti d’amore in mezzo a tanta devastazione".