
"Scusate, ma per ragioni di sicurezza siamo costretti a sospendere il congresso...Il timbro ’disorientato’ della collega dell’organizzazione dell’evento internazionale al quale avevo da poco concluso il mio intervento nella Sala congressi dell’Hilton di New York, resterà per sempre impresso nella mia mente. Pochi istanti dopo – racconta il professor Elmo Mannarino all’epoca docente di Medicina Interna all’Unipg –, io e gli altri partecipanti: medici, scienziati e ricercatori arrivati a New York da ogni angolo del mondo, vagavamo all’aperto sulla VI strada in cerca di spiegazioni. Presi coscienza di quanto era accaduto poco prima in una delle torri gemelle, un chilometro in linea d’aria da dove mi trovavo, dallo schermo di una tv esposta nella vetrina di un negozio".
Cosa provò in quel momento? "Un profondo senso di angoscia unito alla consapevolezza che mi trovavo a poche decine di metri dal palazzo delle Nazioni Unite. L’urlo delle sirene delle ambulanze, dei mezzi dei vigili del fuoco e della polizia dominava su tutto, mentre una folla immensa di persone si riversava in strada in movimento da sud, dal World Trade Center dove nel frattempo un secondo aereo si era schiantato sull’altra torre, verso nord. Persone con lo sguardo perso nel vuoto, timorose per la propria incolumità e preoccupate per i propri cari, impossibili da contattare in quei momenti".
Scattò un black out...
"Sì. Mezzi pubblici fermi, taxi compresi e telefoni in tilt. L’unico modo per spostarsi era camminare. Pensai così di raggiungere un mio amico psichiatra che aveva studiato a Perugia e che viveva dalle parti di Central Park. 40 interminabili minuti di passi concitati mentre nel cuore di New York succedeva l’inimmaginabile. Quando suonai alla porta dell’abitazione il mio amico aprì e disse: Elmo, è la terza guerra mondiale... Fu profetico. Una guerra che, a giudicare dalle immagini di smobilitazione dei giorni scorsi dall’Afghanistan, ha il sapore di una lunga, cocente sconfitta".
Quella mattina dell’11 settembre di venti anni fa, 19 terroristi di Al Qaida causarono quasi 3mila morti ’ufficiali’. Impossibile sapere quanti ’scomparsi’ fossero lì casualmente.
"O chi doveva esserci e invece sempre per caso si salvò, come mio cugino Tony Brusco. Un manager che aveva un appuntamento di lavoro quella mattina proprio in una delle torri gemelle e che ’per colpa’ dell’abbondante cena che consumammo la sera precedente in un ristorante di Little Italy, fu costretto a spostare l’incontro d’affari al pomeriggio. Un ’imprevisto’ che gli ha salvato la vita".
E’ più tornato a New York da allora?
"Sì, tante volte. Anche a Ground Zero. È sempre un ricordo struggente, un’esperienza che non si cancella. Dall’11 settembre 2001 la percezione della sicurezza nel mondo, nel viaggiare e non solo è inesorabilmente cambiata...".
Donatella Miliani