
“Veleni“ sull’Opera del Duomo. Rinnovo del Cda tra manovre e chat
Un Vaso di Pandora che attendeva solo di essere scoperchiato. La clamorosa denuncia del vescovo Gualtiero Sigismondi contro le manovre politiche sul rinnovo del Consiglio d’amministrazione dell’Opera del Duomo scatena una ridda di reazioni, tutte rigorosamente confinate tra le discussioni private e con grandi eco sui social, dove si sottolinea il coraggio del monsignore per aver rotto il clima di sospetta riservatezza che da sempre ammanta le nomine all’Opera. Adesso però qualcuno mette nel mirino lo stesso vescovo e lo fa con un messaggio anonimo che è stato fatto circolare sui telefoni di diverse persone, dopo che La Nazione aveva dato conto delle clamorose parole di Sigismondi, pronunciate in Duomo davanti al cardinale Ravasi. Il vescovo aveva parlato dell’"odore di Satana", intorno alle manovre di chi "cerca di prenotare un posto nel Cda della Fabbriceria". La lettera che circola nelle chat rivolge al monsignore l’accusa di non essere estraneo alle "manovre" che anche nel passato sono state intorno al consiglio dell’Opera. L’azione della Curia viene anche messa in discussione per la gestione del patrimonio religioso compreso il palazzo Monaldeschi, già sede dell’Istituto d’arte per il quale non si riesce a trovare una soluzione per ristrutturarlo. Il vescovo aveva avuto parole dure anche contro il Cda dell’Opera per la decisione di portare il reliquario del Corporale nel Museo dell’Opera trasferendolo dalla Cappella del Corporale. Tanti i veleni che circondano il palazzo di piazza Duomo, la cui amministrazione è sempre stata al centro degli appetiti della politica locale, soprattutto adesso che il rinnovo, previsto a fine anno, arriva a ridosso delle elezioni comunali, con il presidente uscente Andrea Taddei, esponente Pd, che potrebbe essere uno degli aspiranti sindaco del centrosinistra. Cla.Lat.