Covid, il rebus delle varianti ‘nate’ in Umbria. "Siamo piccoli ma sequenziamo molto"

Mencacci e la scoperta di Brasiliana e Omicron: "Ma potrebbero esserci flussi migratori che non controlliamo"

Ricercatore al lavoro (Foto di repertorio)

Ricercatore al lavoro (Foto di repertorio)

Perugia, 9 febbraio 2022 - "Come mai l’Umbria anche stavolta è la prima regione in cui si manifesta una nuova variante al Covid? Non è semplice dirlo, credo possa anche dipendere dal fatto che ce ne accorgiamo prima perché siamo una regione piccola e sequenziamo parecchio. Oppure c’è un flusso migratorio dall’esterno che non controlliamo e che veicola le varianti".

E’ la professoressa Antonella Mencacci, direttore della Clinica di Microbiologia al Santa Maria della Misericordia a cercare di dare una spiegazione al fatto che dopo la Brasiliana – manifestatasi in Umbria per prima nello scorso dicembre 2020 – anche la variante sudafricana abbia avuto i suoi primi focolai nella nostra regione (e nella vicina Toscana, secondo quanto ha rivelato uno studio del Cnr).

"Da noi effettivamente l’aumento dei casi è stato repentino – conferma il professor Fabrizio Stracci, direttoredella scuola di specializzazione in Igiene e Medicina preventiva all’Unipg – ma non sottovaluterei il fatto che la Delta all’inizio dello scorso dicembre da noi era poco presente. Questo potrebbe averci indotto a essere un po’ meno prudenti e potrebbe aver contribuito alla diffusione così rapida della variante Omicron. Bisognerebbe fare confronti accurati con le altre regioni anche perché se non ricordo male in alcune aree del Nord l’aumento della contagiosità c’è stato alcune settimane prima rispetto alla nostra area".

Di sicuro ciò che emerge in queste ore è che entrerà a regime "a breve" l’attività di sequenziamento del virus Sars-CoV-2 del laboratorio di microbiologia dell’Azienda ospedaliera di Perugia. I test finora eseguiti sono stati infatti "confermati al 100%" dall’Istituto zooprofilattico di Teramo. A dirlo la stessa Mencacci. "Si tratta ora – ha spiegato – di stressare il sistema, di vedere fino a quanti campioni possiamo fare, calcolare bene i tempi e valutare la questione del personale perché questa attività la stiamo facendo con le stesse persone che lavora all’analisi dei temponi. Un ringraziamento speciale va alla collega e amica Roberta Spaccapelo che mi ha aiutato a organizzare il laboratorio e tutta l’attività di sequenziamento facendo anche l’attività di formazione".

I campioni finora sequenziati autonomamente hanno permesso di accertare la presenza anche in Umbria della Omicron due. Mencacci ha quindi ribadito che "il test molecolare è quello di riferimento" per individuare i positivi al Covid. "Gli antigenici, quando la carica virale è molto bassa possono essere falsamente negativi. Tuttavia il test antigenico positivo identifica il paziente fortemente contagioso. Piuttosto che fare un test ad altissima sensibilità come il molecolare una volta al mese - conclude - è quindi meglio fare l’antigenico più spesso". 

M.N.