ANDREA SPINELLI
Cronaca

Un Capodanno spaziale. A Foligno ci sono i Rockets. La musica va in orbita

Martedì 31 in piazza San Domenico e su Radio 2, dove si potrà ascoltarli in diretta. I ricordi di Fabrice Pascal Quagliotti, unico superstite della formazione storica .

I Rockets saranno sul palco di piazza San Domenico a Foligno la notte di Capodanno

I Rockets saranno sul palco di piazza San Domenico a Foligno la notte di Capodanno

FOLIGNO (Perugia)

Capodanno spaziale a Foligno con i Rockets, in scena la notte di San Silvestro per il pubblico di Piazza San Domenico e per quello di Radio 2, che potrà ascoltarli in diretta entrare nell’orbita del 2025 con la conduzione di Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo. Un viaggio intergalattico con l’abbrivio dell’ultimo album ’The final frontier’ nell’attesa di sbarcare nei teatri con tappa pure alle Cartiere Carrara il 4 febbraio. E pensare che lui, Fabrice Pascal Quagliotti, unico superstite della formazione storica, nel 2019 aveva meditato di chiudere con ’Wonderland’ il capitolo discografico di questa lunga avventura decollata (è il caso di dirlo) con il successo internazionale di ’Future woman’ giusto un paio d’anni prima del suo arrivo. "Poi però il nostro discografico mi ha chiesto un album di cover ed è arrivato ‘Time machine’ – spiega il tastierista francese trapiantato sul Lago di Como –. È stata quella l’opportunità per mettere alla prova il nuovo cantante Fabri Kiarelli e, davanti a una voce come la sua, mi è stato subito chiaro che non poteva finire così. Gli ho chiesto se se la sarebbe sentita di tornare alle radici, con un album orientato sui contenuti di due pietre filosofali della nostra storia quali l’‘album verde’ e ‘Plasteroid’, quindi molto più rock. Ed è andata così".

Avete rinunciato alla calvizie, ma non alla vernice argentata.

"Quella fu un’idea di Claude Lemoine, grande amante delle cose strambe e nostro primo produttore. Personaggio geniale, che in Francia s’era già si era inventato i Papoose, gruppo con la faccia pittata e le parrucche colorate. Fu da lì che venne l’ispirazione dei cinque musicisti rasati e argentati, per coniugare un look forte con una musica forte e uno spettacolo forte".

I costumi sono nuovi di zecca.

"Ci siamo rivolti allo studio di Katia Creative, per realizzare dei costumi fantastici, in linea con l’atmosfera space rock del disco. Tra l’altro lo spettacolo adotterà una sceneggiatura degna del tour di ‘Galaxy’ con una scenografia molto articolata e d’avanguardia".

Nel vostro caso si può parlare di un ’French touch’ con trent’anni d’anticipo?

"Sì. Basta pensare che in studio avevamo spesso il primo produttore dei Daft Punk. Loro stessi, se si vuole, sono un richiamo ai Rockets; hanno avuto molto successo perché sono arrivati al momento giusto, mentre noi abbiamo bruciato troppo le tappe".

A proposito di musica, a dispetto dell’aspetto eravate lontani dalle ’porte del cosmo che stanno su in Germania’ come cantava Finardi.

"Assolutamente. Noi eravamo (e rimaniamo) una rockband. L’elettronica tedesca di Karaftwerk & Co., che adoro, era però tutt’altra cosa".

Cosa cambia tra i suoi dischi solisti e quelli col gruppo?

"Quando lavoro alla mia musica non ho paletti e posso spaziare dalla classica a Vangelis, che adoro. E non devo chiedere il parere di nessuno".

Sulla soglia dei cinquant’anni di storia ce l’ha un rimpianto?

"Forse quello di aver smesso di far musica per una decina di anni. Perché poi ho faticato a riprendere, per il resto rifarei tutto. O quasi".

Un pensiero?

"Ad Alain Maratrat, chitarrista dei Rockets e grande amico. Gli ho dedicato l’album e ha pure suonato in ‘Cosmic castaway’, fatto eccezionale perché, a causa di una grave malattia, erano due anni che non toccava la chitarra. Un bellissimo regalo, visto che per me lui è ancor oggi ‘i Rockets’".

Che fine hanno fatto gli altri della formazione storica?

"Il cantante Christian Le Bartz si occupa di import-export di mangimi per animali. Il batterista Alain Groetzinger è preso dalle sue sperimentazioni e dalle sue battaglie animaliste. Gérard L’Her, basso, ha aperto un piccolo studio di registrazione in Provenza e Alain Maratrat fa il docente di chitarra".