Ordinanze in Umbria, un labirinto pieno di vie di fuga

A Perugia, Foligno e in altri 29 comuni obbligatorio il rientro in casa alle 21, altrove alle 22. E resta tutto da chiarire il ‘nodo’ dello sport

La presidente della Regione Umbria Donatella Tesei

La presidente della Regione Umbria Donatella Tesei

Perugia, 9 febbraio 2021 - A Perugia, Foligno e in altri 29 comuni bisogna rientrare entro le 21. Negli altri 34, a cominciare da Città di Castello, solo per citare il più grande, il coprifuoco scatta un’ora dopo, alle 22. E’ una delle ‘lacune’ riscontrate nell’ordinanza regionale (seconda bozza) entrata in vigore ieri e firmata dalla presidente Tesei che ha decretato la zona rossa in 65 territori (59 in provincia di Perugia, 6 in quella di Terni) e che lascia però parecchi spazi vuoti, confermando come la parcellizzazione dei provvedimenti (non solo in Umbria, ovvio) contribuisca a creare confusione.

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A iniziare dai laboratori scolastici: secondo il documento-Tesei possono restare aperti, peccato che mentre si chiudono asili e materne si consente a circa 4.500 studenti umbri di frequentarli. Per il capoluogo umbro, chiarisce il sindaco Andrea Romizi, "resta in vigore l’ordinanza sindacale che li vietava". Come pure il coprifuoco alle 21. Ma il nodo sulle scuole resta tale.

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E anche dove ci sono le ordinanza dei sindaci, i laboratori sono sospesi, negli altri no. E sull’orario di rientro a casa, stesso discorso: nei 31 comuni in cui i sindaci domenica primo febbraio avevano emesso le ordinanze con misure più stringenti sul resto dell’Umbria, il coprifuoco resta alle 21. In tutti gli altri, visto che l’ordinanza regionale si rifà al Dpcm 14 gennaio, l’orario massimo è alle 22.

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Occhio ai territori confinanti, basta poco per prendersi una multa da 400 euro. Ma c’è un altro nodo da sciogliere, quello legato allo sport. Con la maggior parte delle attività ferma da mesi, ce ne sono alcune ’di interesse nazionale’ che restano consentite. Vedi il tennis, per cui basta una tessera di giocatore agonistico per consentire agli atleti amatoriali di infilarsi nei ’palloni’ per le gare tra amici. Stesso discorso per pallavolo o nuoto. Proprio ieri la School Volley di Perugia ha deciso autonomamente lo stop agli allenamenti. Chiarendo che, nonostante l’ordinanza della Regione, "il Comitato regionale Fipav ha comunicato che i Campionati la cui organizzazione spetta a questo Comitato regionale, sono stati attivati e al momento non risultano sospesi, consentendo lo svolgimento degli allenamenti".

Chiarisce la società "che pur potendo presumere che, in forza delle misure adottate e della cautele da parte di allenatori e atleti, il rischio di contagio nelle nostre palestre sia basso, ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte". Per questo "nonostante i provvedimenti di cui sopra consentano la prosecuzione degli allenamenti delle squadre dei campionati di interesse nazionale, per senso di responsabilità abbiamo ritenuto opportuno sospendere l’attività sportiva almeno sino al prossimo fine settimana". Nel pomeriggio l’assessore comunale allo Sport, Clara Pastorelli, ha pubblicato una lettera con cui vengono sospese anche le attività nei centri sportivi all’aperto. Confermando invece che agli impianti possono accedere atleti professionisti e non che partecipano a competizioni di interesse nazionale "nel rispetto dei protocolli emanati dalla federazioni". Insomma, si impedisce ai giovani di andare a scuola ma si consente loro di fare sport con gli stessi identici rischi. Se non maggiori.

M.N. e Eri.P.