
Xhaferr Uruci si è impiccato con il lenzuolo, legato all’asta della finestra, nella cella “di transito“ del carcere di Vocabolo Sabbione dove era recluso da giovedì sera, accusato di aver ucciso la moglie Zenepe a coltellate. Il suicidio tra venerdì e sabato, intorno alle 6.45: la cella è vicina all’infermeria e i soccorsi sono stati immediati. Ma non c’è stato niente da fare per l’uomo, 62 anni, che forse già domani avrebbe dovuto presentarsi davanti al giudice per l’udienza di convalida del fermo. La donna era stata uccisa nelle prime ore del pomeriggio di giovedì: almeno cinque coltellate, dopo l’ennesima lite, scatenata dalla gelosia. Una lavoratrice, amata da tutti, che trovava nei due figli e nei nipoti la forza per andare avanti. L’uomo aveva già incontrato lo psicologo del carcere.
"Mi chiedo, come mai questa persona non era tenuta sotto stretta sorveglianza h24, a meno di due giorni dal grave fatto di sangue": sottolinea è l’avvocato Giorgio Cerquetti, difensore d’ufficio di Uruci. Nell’interrogatorio davanti agli inquirenti l’uomo, bloccato in casa subito dopo il delitto, aveva chiesto scusa ed era apparso molto confuso. "Questa mattina (ieri, ndr) – ha detto ancora l’avvocato Cerquetti – sono andato nel carcere di Terni per avere un colloquio con il mio assistito in vista dell’udienza di convalida che doveva essere ancora fissata. Lì ho incontrato il pubblico ministero che mi ha informato dell’accaduto. Nessuno mi aveva avvertito prima, sul posto c’era già personale della Usl, la polizia penitenziaria e quella di Stato". "La sua condizione mentale – prosegue il legale parlando dell’uomo fermato - era assolutamente precaria, come era parso evidente a me, ma anche all’autorità giudiziaria, quando giovedì sera era stato sentito in questura. Ho avuto subito la percezione di una persona disturbata, sconvolta, mi è bastato parlarci qualche minuto. Impressione confermata anche nel successivo interrogatorio del pm. Ho appreso dei suoi problemi di salute, del fatto che assumesse farmaci e queste condizioni problematiche, fisiche ma pure mentali, mi sono sembrate palesi. Anche per questo non lavorava più da anni. Mi chiedo – conclude l’avvocato – se ci sia stata la doverosa attenzione, in carcere, verso una persona così provata e a poche ore dall’omicidio". La salma è stata portata all’ospedale di Perugia, a disposizione dell’autorità giudiziaria.