Tari, la rivolta di 61 sindaci: "Aumenti? Non è colpa nostra. Costretti a fare gli esattori"

Duro documento dei primi cittadini umbri: "Con il nuovo sistema di calcolo siamo esclusi da ogni potere di intervento sui piani finanziari del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti".

Tari, la rivolta di 61 sindaci: "Aumenti? Non è colpa nostra. Costretti a fare gli esattori"

Tari, la rivolta di 61 sindaci: "Aumenti? Non è colpa nostra. Costretti a fare gli esattori"

"Ormai siamo costretti a fare gli esattori". Sono 61 i sindaci umbri che hanno firmato il documento con il quale precisano che l’aumento della Tari (tariffa sui rifiuti) non dipende da loro ma da "un nuovo sistema di calcolo, introdotto nel 2017, che esautora i sindaci da ogni potere di intervento sui piani finanziari del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti". Prima della riforma, infatti, il costo del servizio veniva fissato preventivamente in base ad una negoziazione tra comune e gestore secondo quanto previsto dal contratto. Gli enti locali, quindi, erano in grado di incidere sulle tariffe e calmierarle, anche modulando e rendendo più efficiente il servizio.

"Oggi, invece – spiegano i sindaci nel documento – il costo della Tari viene determinato a consuntivo sulla base dei costi sostenuti dal gestore (Gesenu, Tsa e altri a seconda dei comuni) secondo i parametri fissati da Arera, l’autorità di regolazione per l’energia ed i rifiuti. Ai noi spetta solo il ruolo di riscuotere la tariffa dai cittadini secondo ciò che altri hanno deciso. Non c’è margine di intervento: in qualità di comuni siamo obbligati ad approvare i Piani finanziari in consiglio comunale per pagare il conto e non creare buchi nel bilancio dei quali, per altro, sarebbe chiamato a rispondere personalmente il sindaco e l’amministrazione comunale. Inoltre la legge impone che il costo del servizio sia coperto esclusivamente con il ricavato della tariffa, quindi – anche volendo – i comuni non potrebbero mettere risorse proprie (che, comunque non hanno) per sterilizzare gli aumenti". Va infatti ricordato che l’assemblea dell’Auri (Autorità umbri rifiuti e idrico) composta dai 92 sindaci della nostra regione, stabilisce l’ammontare delle tariffe che poi vengono ‘personalizzate’ da ogni comune. Quest’anno è stato stabilito un aumento variabile tra il 5 e il 9 per cento.

"Siamo molto preoccupati per questo continuo incremento delle tariffe – affermano i sindaci dai quali, per ora, mancano tra gli altri sia Perugia che Terni - . Riteniamo urgente un ripensamento di questo sistema che tradisce il principio del ‘chi più inquina più paga’. L’impegno dei cittadini e delle amministrazioni nella differenziazione dei rifiuti, oltre a garantire la salvaguardia dell’ambiente, dovrebbe comportare anche la riduzione delle tariffe. Invece, il metodo tariffario Arera per il biennio 2024-2025 comporterà un aumento delle tariffe, dovuto in gran parte al rialzo dei costi del biennio precedente, che in alcuni casi sarà addirittura superiore al 10% annuo. Aumento che – concludono i sindaci nella loro congiunta – è bene precisarlo, riguarderà tutti i comuni dell’Umbria".