REDAZIONE UMBRIA

S’infila nel letto della “suocera“. A processo per violenza sessuale

Ventenne all’epoca dei fatti, assolto con formula piena dopo un lungo iter giudiziario: sbagliò stanza

S’infila nel letto della “suocera“. A processo per violenza sessuale

S’ infila per errore nel letto della “suocera“ e si ritrova sul banco degli imputati per il reato di violenza sessuale. Assolto dal giudice. A presentare la denuncia fu proprio la donna, 38enne, che inizialmente si era costituita anche parte civile. I fatti avvennero nel comprensorio di Spoleto diversi anni fa e dopo un lungo iter processuale per l’uomo, all’epoca poco più che ventenne, la singolare vicenda si è chiusa con la piena assoluzione. “Il fatto non sussiste“ e la formula nella sentenza del Tribunale di Spoleto riunito in collegiale e presieduto Silvio Magrini Alunno. In aula, durante la fase dibattimentale del primo grado, sono stati ricostruiti i fatti ed in particolare ciò che avvenne quella notte, quando l’imputato si fermò a dormire nella casa dell’allora fidanzata con il consenso della madre di lei. I due fidanzati dopo una serata fuori casa sarebbero rientrati nell’abitazione ed il ragazzo, uscendo dal bagno ed entrando in camera, avrebbe clamorosamente sbagliato porta. Infilatosi nel letto della “suocera“ avrebbe anche tentato l’approccio per poi rendersi conto dell’incredibile errore che, nonostante i tentativi di spiegare, lo ha comunque portato a dover rispondere del reato di violenza sessuale. Nell’arco del dibattimento, anche in seguito alle testimonianze, sono emersi alcuni aspetti che hanno smontato la tesi accusatoria e, pur non negando il fatto, è stato possibile comunque dimostrare che l’uomo sarebbe entrato nella stanza dove era la suocera esclusivamente per errore e senza malafede. Nonostante ciò, però, il pm ha comunque ritenuto provate le responsabilità penali dell’uomo, riconoscendo comunque delle attenuati e chiedendo il minimo della pena, ovvero un anno e quattro mesi di reclusione.

Richiesta a cui si è opposto fermamente l’avvocato difensore che invece, proprio in base a quanto emerso durante il processo, ha richiesto la piena assoluzione, accolta dal collegio giudicante. Nessuna richiesta di risarcimento danni perché la presunta vittima durante l’iter giudiziario ha ritenuto opportuno ritirare la costituzione di parte civile. Ora si attende di conoscere le motivazioni della sentenza, ma difficilmente la Procura presenterà appello. Dopo questa vicenda, la denuncia e l’avvio dell’iter giudiziario si era interrotta anche la relazione tra il ragazzo con la figlia della donna.