
Sandri riaprirà tra non molto, sotto una diversa proprietà. Per riannodare i fili della memoria, si sfogliano le vicende di una famiglia illustre. La storia parte da lontano, dall’Engadina, mondo di valli, alpeggi, laghi, orizzonte tinto dal cielo blu e dal bianco delle nevi, tra la sferza dal freddo, il quieto sole, le bellezza dell’estate, gli incendi autunnali. Si parla di centosessanta anni fa, non uno scherzo, quando da lì arriva con una valigia piena di speranze un giovanotto che di nome fa Giacomo e di cognome Schucani. Si ferma a Roma col desiderio di trovare lavoro. Ha lasciato a casa moglie e figli, la fatica non lo spaventa. Gira, domanda, chiede, guadagna poco. Pensa che in un centro più piccolo la concorrenza sia minore.
E un amico, l’austriaco Piceller, gli parla di Perugia. Arriva sempre nel 1860, periodo ricco di episodi squassanti, di un’attesa lugubre e fervida, un Carnevale disertato, famiglie papaline chiuse in casa e quei pochi che intervennero ai balli ebbero modo di pentirsi perché lessero i loro nomi a chiare lettere su un giornale clandestino che, guarda caso, era proprio La Nazione. L’anno prima c’era stato il Venti Giugno con la sanguinosa riconquista papalina dopo i fremiti di libertà, ora si attendevano i piemontesi che sarebbero arrivati il 14 settembre a dare giusta risposta alle attese dei patrioti. La macchina pontificia scricchiolava, il vento nuovo stava mutando la speranza in fatto concreto.
Giacomo pare non accorgersi di questi enormi rivolgimenti sociali. Acquista un negozio in piazza Matteotti dove c’erano i magazzini Conti e adesso una catena di oggetti nordici. Mette su una pasticceria e una drogheria, muscoli e fantasia danno vita a profumi, aromi, spezie che invitano: caratteristiche particolari in quei locali che una volta erano il regno della fantasia per i golosi e ora si confondono con le nebbie del passato. Giacomo ha successo, passa il tempo, e con tremila lire cerca di comprare il palazzo Ajò in Corso Vannucci. Solo sufficienti ad avere il negozio sottostante. Nasce Sandri, insomma. E quale che sarà la destinazione futura qui è racchiuso un bel pezzo di storia perugina, di eleganze perdute che sanno di Bell’Epoque, magari un po’ di Gozzano, e si tuffano nel Novecento.
Un ritrovo che proietta immagini delicate. Vicino, in via del Dado, Giacomo realizza un laboratorio di dolci, magazzino e dormitorio per i suoi fedeli. La famiglia si ricompatta, moglie e quattro figli. L’ultimo, Claudio, arreda, sistema e rifinisce il negozio: mobili in massello di noce di sapore Liberty con la croce svizzera accanto allo stemma sabaudo, ricercatezza mitteleuropea. Claudio ha un fiuto infallibile, senso del denaro, ha il più grande ingrosso dell’Umbria. Ma se ne va a 53 anni. Polmonite fulminante.
La famiglia traballa anche se ricca. Ci sono l’intero Pian di Massiano, un gran podere a Prepo, una tenuta a Sant’Egidio, magazzini a Fontivegge. Tutto perduto? No. Nel 1914 ecco il salvatore, un cugino che si trova a Siena: Nicola Zonder, da cui Sandri. Eden della gastronomia, Itaca di prelibatezze, il negozio decolla sempre più.
E le generazioni si sovrappongono proseguendo la virtù del sorriso e della ricercatezza. Da Flan arrivano la moglie Catrina e i quattro figli. L’ultimo, Clan, in italiano Claudio, arreda, sistema, rifinisce il negozio, mobili in massello di noce nel nascente stile Liberty, affreschi decorativi. Ambienti dal sapore mitteleuropeo. A fine anni Trenta subentra Guglielmo Schucani che ha per sposa Anna Maria Crispolti, signora raffinatissima della cultura e dalla sapienza innata. E si arriva all’altro ieri con Carla che in breve diventa dirigente d’azienda ed è artista conclamata. Gli avvenimenti cittadini troveranno posto nelle vetrine con le sue creazioni dove emergono arte, capacità straordinaria di narrazione, sommessa partecipazione che mai esclude l’ammiccamento garbatissimo. Spesso si va, meglio: si andava, da Sandri proprio per ammirare quel che era esposto nelle vetrine. E poi? Poi è storia recente. Rilevamento dell’azienda, la scure dell’epidemia, la possibilità di un cambio di proprietà che pare imminente. Il pensiero, però, non perde le ali. Chi è entrato da Sandri d’una volta (con i camerieri in livrea biancorossa, colori della Svizzera) rammenta bene: malgrado il tempo ferocemente veloce, qui c’era un lembo d’una Perugia scomparsa.
Mimmo Coletti