PERUGIA
Le temperature quasi estive fino a tutto ottobre e superiori alla media anche a inizio novembre hanno accentuato le difficoltà del settore abbigliamento alle prese con una crisi che dura da anni e ha provocato la chiusura di centinaia di aziende. Per questo Confcommercio Federmoda e Confesercenti Umbria hanno chiesto alla Regione di posticipare l’avvio dei saldi invernali dal 5 al 27 gennaio 2024. Una proposta maturata sulla base di una consultazione della base associativa del settore con l’assoluta maggioranza (oltre il 90%) favorevole al posticipo. L’assessore regionale allo sviluppo economico Michele Fioroni ha detto di essere disponibile a verificare la fattibilità, anche previa consultazione con le Regioni limitrofe. In materia di saldi la competenza a decidere le date è infatti in capo alla Regione, ma da anni ormai, in sede di Conferenza Stato-Regioni, si è raggiunto il risultato di una data unica di partenza, tranne alcune eccezioni.
"Un ottobre così negativo non si era mai visto - sottolinea Carlo Petrini, presidente di Federmoda –. I negozi sono pieni di merci, i fornitori, tranne pochi casi, negano la possibilità di allungare i pagamenti. Data questa situazione, spostarli al 27 gennaio restituirebbe ai saldi la loro autentica natura di vendite di fine stagione. Bisogna tornare alla vera stagionalità, sia nelle vendite che negli acquisti. Stiamo lavorando in particolare con le regioni vicine all’Umbria, perché se mantenessero la data del 5 gennaio si genererebbe una dinamica concorrenziale sfavorevole. In ogni caso le imprese umbre hanno espresso il consenso al posticipo anche in questo caso".
"Siamo alle prese con una stagione fortemente compromessa – aggiunge il presidente Confesercenti Umbria Giuliano Granocchia - il posticipo dei saldi è una richiesta dettata proprio da questa contingenza. Una richiesta necessaria perché altrimenti si rischia di far saltare un’intera
stagione a danno di un comparto fondamentale per la produzione del PIL nazionale. I negozi di abbigliamento, calzature, accessori, pelletterie, tessile casa ed articoli sportivi sono la spina
dorsale economica delle nostre città, contando la presenza in Italia di 175.395 punti vendita che danno occupazione a 301.494 addetti".